“Brigid è colei che a Febbraio rianima la terra con il
suo soffio divino” (1).
“All'alba di una terra lontana
ancora ricoperta di gelida neve
da una dimora luminosissima
né dentro né fuori di essa
nasceva una bambina,
bianca come il latte
della mucca dalle orecchie rosse
che la nutriva dolcemente.
Il sole la avvolgeva
nella sua mantellina smerigliata,
dopo averla asciugata con il calore dei suoi raggi
su cui stava appesa per scaldare la lattea figura
che al sol vedersi pareva abbagliare,
tanto era fiammeggiante.
Quella bambina – molti nomi e molti volti –
al cui centro del
cuore brillava un fuoco ispirante,
a principio si chiamava Bride,
colei che ogni anno riemerge dal ventre dell’inverno
per rifiorire innocenti germogli nella luce del giorno,
spingendo, sotto la coltre di neve fresca,
dalle profondità della grezza terra”.
(Composizione di Claudia Simone)
*****
La diffusa devozione di Santa Brigida in terra britannica è
la sostanziale continuazione, anche se travisata e decaduta, di quella
tributata alla sua corrispondente e progenitrice insulare pagana, della quale
ha assunto sia il ruolo che il corredo mitologico (2).
Conosciuta nel mondo celtico e popolare anche come Breeda,
Brede, Briid, Brida o Bride, che significa “sposa”, nonché sposa della
vegetazione(9) (pronuncia 'Bríd'); il nome Brigit o Brighid
era in origine un epiteto dal significato di “la più alta, molto
elevata”(2), infatti il suo ruolo nel pantheon celtico e per il popolo dei Tuatha
de Danan(6) era di rilievo.
I celti sono stati uno dei pochi popoli indoeuropei a
mantenere vivi alcuni connotati fondamentali delle società matriarcali
ereditati dalle precedenti culture neolitiche e dell'Età del Bronzo, da cui
traggono la loro origine, evidenti sia nella mitologia che nella struttura
sociale.
Il culto di Brigid è rara testimonianza dell'importanza che
la donna rivestiva nei tempi antichi sul piano religioso, fu infatti colei che
mantenne intatta la presenza e la testimonianza di comunità sacerdotali femminili.
La figura di Brigid fu di rilievo anche nello studio della
Dea Bianca trivalente di Robert Graves (3), una figura primitiva nella quale
elementi mitologici della Grecia e della Britannia antiche sono andati
mescolandosi per via dell'incontro sui territori d'invasione indoeuropea delle
due culture, poi assimilate dal pantheon romano che letteralmente si appropriò
dei loro dèi.
La Dea Bianca “Cardea” – dall'arcaico spagnolo cerdo,
che significa maiale – all'origine del culto delle Dee Madri dell'orzo e
del nutrimento, come la primitiva Demetra alla quale è assimilabile, prese il
suo nome da alphiton, che origina il termine “albina” e significa farina
d'orzo.
Una leggenda conservata da Nennio racconta che
l'originaria Britannia protostorica possa aver derivato il suo nome originario
da Albione, nota a Plinio come Albina, “La Dea Bianca”, che era la maggiore
delle sacerdotesse Danaidi della Grande Dea Danae, che presiedeva alle attività
agricole e che fu con tutta probabilità la stessa dea dell'orzo Dana di Argo,
polis greca fondata nel primo millennio dagli Ioni che veneravano la “vacca
bianca”.
Innegabile, secondo le fonti di ricerca, il legame con la
irlandese e gallese Cerridwen, anch'essa bianca – dall'irlandese e
gallese “Wen” – e “Cerr” che è lo stesso ceppo linguistico arcaico di Cerdo,
Cardea, maiale o scrofa. Cerridwen figura nel romanzo di Taliesin
ed è chiaramente la scrofa bianca, la dea dell'orzo, la bianca signora della
morte e dell'ispirazione ovvero Albina o Alfito, la dea dell'orzo
che diede il nome alla Britannia primitiva con evidente richiamo a Brigit,
che appena nata viene allattata da una mucca bianca con le orecchie rosse (2).
Questo “motivo campestre”, legato all'abbondanza, al
nutrimento, e all'allattamento, si è delineato naturalmente anche nella zona
alpina e padana, dove, celata nel culto romano di Minerva delle acque sacre, si
è nascosta fino ad oggi la luminosa dea solare e lunare al contempo, Brigit,
alla quale probabilmente erano intitolati in questi luoghi del Nord Italia il
culto delle acque sacre e delle grotte galattofore, corredo di quelle che oggi
chiamiamo Madonne del Latte, Madonne di Campagna ma anche Madonne della Neve.
All'origine di questi tre culti mariani ci sono infatti i connotati delle Matres/Matronae
il cui culto celtico selvatico era caratteristico della Gallia Cisalpina: sono
le antiche madri danzanti, anche note come fatae madrine custodi della
natura.
Ciò si nota ampiamente nella figura di Diana, dea
della luce e dei boschetti la cui vera origine è preindoeuropea (4) e non
romana come erroneamente si crede, forse corrispondente alla dea Tana etrusca
(4 p.227) che veniva venerata nell'Italia padana e alpina prima ancora
dell'occupazione celtica e della conseguente attribuzione romana, e potrebbe
lei stessa coincidere con la Grande Dea Bianca primigenia ed onnicomprensiva
dei culti sopraddetti.
La parola Diana ha d'altra parte ricorda la parola celtica “dianna”
o “diona”, che significa luminosa, splendente o brillante (4)
ed è con tutta probabilità colei che vive nell’originario culto delle Matronae,
inevitabilmente assimilabili alla Brigid per luoghi di venerazione, attributi e
simboli.
Le arti di Brigid la dea dei tre fuochi
Così come le Matronae, appaiono raffigurate in tre forme
diverse o in gruppi di tre, così Brigid è l'antica dea trina che può portare
diversi nomi poiché il mondo celtico, come quello mediterraneo, ha
concepito originariamente una sola, multiforme, Grande Dea manifestazione della
natura nei suoi aspetti di luce e d'ombra. In Brigid si delinea molto bene quel
principio femminile del mondo che tutto in sé comprende e da cui tutto emana,
trascendendo le contraddizioni(2). Le due “sorelle” di Brigid, una associata
alla guarigione e l'altra al lavoro dei fabbri, nonché agli dei dell'abilità
artigianale, i “Trì Dé Danan”(9); sono probabilmente due aspetti della sua
trivalenza e rappresentano quindi lei stessa in un unicum al cui centro c'è il
suo aspetto luminoso legato al fuoco solare che scalda le acque termali che
guariscono(2) e del fuoco spirituale connesso alla conoscenza e quindi al fuoco
della mente.
La dea Brigid era esperta anche in “filidhecht”(7) ossia
nella poesia, nel sapere tradizionale, nella divinazione e nella profezia. A
lei sono consacrate tutte le arti legate alla scrittura ispirata.
“Fuoco nella fucina che dà forma e tempra
fuoco nel calderone che nutre e guarisce
fuoco nella testa che incita e che ispira”(6).
L'antico significato del fuoco
Brigid Oltre Il Simbolo della Strega Arsa sul Rogo, La Forza
Creatrice e Simpatizzante del Sole
Finora si è quasi sempre considerato il fuoco in quanto
forza purificatrice, atta a eliminare qualcosa, soprattutto nell'idea che la
sua sola e univoca funzione, nel passato pagano, fosse quella di bruciare o
respingere streghe, come per l'effigie di strega gettata nel fuoco, dato che
l'elemento femminile, insieme al lupo, è stato a lungo considerato portatore di
disgrazie per i guai che accadevano agli uomini, al bestiame e ai raccolti(9);
ma in un tempo addietro, quando la donna rivestiva un ruolo non contaminato
dall'occhio viziato del patriarcato, il fuoco – e la grande antenata neolitica
che ne custodiva la fiamma, oggi chiamata semplicemente “Befana” in Italia –
rivestiva una potenza creativa, generatrice di luce e bellezza di una vera e
propria “simpatia fisica”(9 pp. 754-755).
Sembra che Brigid sia una delle poche dee sopravvissute
all'idea limitante che si aveva del fuoco, essendo una dea che ne incarna il
potere nelle sue molteplici forme e simbologie: quello di bandire e quello
di rivivificare.
Il corredo alchemico di una dea solare non scissa
Quando i popoli indoeuropei si stanziarono nelle aree dove
un tempo la dea madre primigenia era ritenuta sacra e inviolabile, contenitore
uterino di tutte le energie elementali della natura, finirono per
incarcerare il femminile a ruolo ctonio, tellurico e, in
definitiva, considerato basso e per questo inferiore, mentre il maschile –
con tutta la carrellata di divinità mascolinizzate che, in principio, erano
donne, ed appartenevano a pantheon primitivi – venne identificato sempre
più nelle energie solari, luminose, legate al fuoco, alla forza e all'altezza.
Ciò venne poi sfruttato dal cristianesimo, dato che negli
attributi del cristo e nel simbolo della caccia, sacrificio e crocifissione, si
possono riconoscere molte delle figure divine indoeuropee precristiane di
questo genere, come il Baldur norreno – simbolicamente sacrificato dal
dio caotico del Ragnarok, Loki che diede però responsabilità alla
dea Frigg – o il Lugh celtico che eclisso il padre Balor.
Persino l'ampio ramo della psicologia freudiana, e solo per
alcuni versi anche quella junghiana, che per fortuna allargò lo sguardo;
perpetuarono questa idea di maschile e femminili categorici, separati da una
linea retta di confine, retaggi da cui ancora non siamo riusciti ad uscire in
Occidente.
In un antico scritto alchemico citato da Carl Gustav Jung(5),
in Aurora Consurgens, pt.2, in Artis auriferae, vol.1, p.212 un
detto (anche attribuito a Cleopatra) recita “Ignis noster est Aqua”,
ovvero la nostra acqua è fuoco, dal profondo significato alchemico che
Jung intitolò coniunctio oppositorum, ossia l'armonizzazione degli
opposti, l'integrazione.
Brigit è una delle poche dee sopravvissute alla dicotomia patriarcale
impressa dai popoli indoeuropei, che poi avrebbe condizionato tutta la
letteratura e la psicologia freudiana e junghiana, e della quale tutt'oggi
risentiamo enormemente.
Ella è infatti una dea dagli attributi solari (che
ispirano all'altezza e alla luminosità) e al contempo una dea che vive nel
simbolo dell'acqua e del latte, e quindi in ciò che è fluido, materno e
profondamente ctonio, che viene da dentro.
Brigit è una dea non scissa: quando nasce – né dentro né
fuori la sua dimora di luce che siede nell'aurora – si capisce bene la sua
natura mercuriale, in contatto tra i mondi e le dimensioni, con uno sguardo nel
buio interno della casa/utero e uno volto sul cielo solare.
Non solo, il suo mantello, che sta appeso ai raggi del
sole, è bagnato; quindi, il corredo alchemico della dea porta con sé
l'umido e l'asciutto, il freddo e il caldo, l'acqua e il fuoco, la luna
e il sole, il buio e la luce. In lei vive un femminile a tutto tondo, completo
e mai decaduto.
La Tobar Bhríd
A testimonianza di quanto detto sopra sul suo legame con
l'acqua e con le Matronae (protettrici delle partorienti e del latte materno)
molte sorgenti in Irlanda sono ancora sacre a Brigid, e molte delle fonti
che crediamo appartenere alle madonne campestri del latte e della neve, sparse
sul nostro territorio padano e alpino, erano ab origine (forse) luoghi
del suo culto: prova un acquasantino rinvenuto nel novarese un tempo con
incisione titolata a Diana e quindi alle Matronae.
Una antica usanza celtica per le donne gravide era quella di
pregarla vicino ad una fonte e di accendere un piccolo fuoco in suo onore(6).
Fra le oltre tremila fonti sacre irlandesi censite, che superano di gran lunga
quella intitolate a San Patrizio, una fonte di Brigid (Tobar Bhríd) nella contea di Wexford,
veniva utilizzata per legarci dei pezzetti di stoffa tra i cespugli
circostanti, affinché Bride aiutasse chi li aveva donati. Appoggiando le mani
sulla roccia, è ancora possibile percepirne il potere, onorato da tempi immemorabili
(8) e perciò eterno.
La custodia del fuoco e le sacerdotesse di Brigit
La Dea celtica Brigid è la custode del fuoco sacro per
eccellenza, che in molti racconti irlandesi veniva tenuto acceso da magiche
fanciulle, messaggere dell'altro mondo, il più delle volte collocate su isole
oceaniche, le isole sacre di cui gli autori classici parlano derivano proprio
dalla cultura celtica, ed erano abitate tipicamente da donne, retaggio delle
antiche sacerdotesse della Grande Madre(2), assimilabili alle sacerdotesse
Danaidi della Dea Bianca Danaa di Argo.
Nel secolo II, Artemidoro affermava che su di
un'isola presso la Britannia, le donne eseguivano sacrifici che coincidevano
con quelli compiuti a Samotracia in onore di Demetra o Kore.
Alcune di queste sacerdotesse si ritenevano anche capaci di metamorfosi
animali, come le antiche sacerdotesse celtiche di Sein.
Nonostante la sua trasformazione in Santa Brigida, alla
quale si attribuì la leggendaria fondazione del Monastero di Kildare,
nel Leinster (6), in Irlanda; la santa (frutto di un sincretismo)
ha conservato ruoli e attributi di Brigid.
Secondo Gerardo di Cambria, Santa Brigida e
diciannove delle sue monache custodivano un fuoco sacro e perpetuo, a cui non
poteva accedere alcun uomo. Tale fuoco sembra che arse ininterrottamente dal VI
secolo fino al suo spegnimento ad opera dei Normanni, nel XII secolo.
Secondo alcune fonti fu, probabilmente, la Minerva dei tempi
successivi alla conquista romana, a riaccendere l’inviolata fiamma originaria,
sembra infatti che il santuario di Minerva in Britannia contenesse, secondo un
autore del III secolo, un fuoco perpetuo.
Mentre un altro testimonio sembra confermare che quel fuoco
originario non venne mai spento: esistono ordini votati a tenerlo acceso, tra
cui l'Ord Brighideach(6) dove oggigiorno, volontari provenienti da tutto
il mondo, possiedono una candela accesa dal suo fuoco, che perpetuano affinché
il suo bruciare non cessi mai.
Ne conviene che il Monastero di Kildare era senza ombra di
dubbio, ab origine, un luogo di culto pagano, cancellato dalla consuetudine di
erigere le chiese cristiane proprio per assorbire e al contempo sopprimere
culti precedenti. In The Golden Bough(p.177), James G. Frazer descrive
Brighid con le parole seguenti: “è una antica dea pagana della fertilità,
avvolta in un logoro mantello cristiano”.
Quando i lavori di riedificazione del santuario furono
completati, Brigida si mise davanti al focolare ed accese il fuoco, pregando a
voce alta: “possa questa luce bruciare per sempre nel mondo e non le sia mai
permesso di spegnersi” (6). Ancora oggi, la fiamma di Brigit arde alta e
splendente.
Gli animali di Brigid
Le sacerdotesse degli antichi culti celtici si ritenevano
capaci di metamorfosi in animali, tra cui il serpente, il lupo ed in
particolare uccelli e cigni, che sono i suoi tratti tipici. Questo perché,
probabilmente, si tratta di animali in contatto sia con l'ambiente ctonio e
oscuro, che con quello luminoso e volatile. L'energia della Brigid si trova
infatti a cavallo fra i mondi.
Le vere origini della Santa e similitudini con la dea omonima
Una vergine bionda in cui ardeva il lume
dell'indipendenza
La Santa Brigida storica, impetuosa come una dea, con
lunghi capelli biondi che le risplendevano lungo la schiena e che si diceva
fosse circondata da un alone dorato, è realmente esistita (6). Visse dal 453 al
523 d.C. (8) e divenne Madre Badessa a soli ventidue anni. Nel giorno della
sua investitura, si dice che tutti rimasero sbalorditi nel vedere un fuoco che
la circondava. Nonostante i pretendenti assidui per la sua nota bellezza e
purezza, era solita dire: “Non posso sposare nessuno, poiché ho da compiere
un lavoro importante nel mondo, e la mia missione deve sempre venire prima di tutto”
(6).
Niente e nessuno avrebbe potuto distoglierla dal suo cammino
ascetico ma anche concreto sul fuoco bruciante che dentro le ardeva come un
lume fiammeggiante, per questo si unì all'ordine delle suore di Telch Mide.
Nonostante non coincida con la dea Brigid, il cui culto è primitivo e
antecedente, pare che la sua vita fosse stata intimamente toccata dalla dea
omonima (6): le leggende, le caratteristiche e il luoghi sacri che le
appartengono sono gli stessi della dea Brigid(8). Con il tempo, Brid si
è persino cristianizzata nel culto mariano dei gaelici (8), come del resto
nelle zone alpine e padane è nascosta oltre il velo delle Madonne campestri.
I miracoli di Santa Brigida
La birra, il latte e il tocco d'oro
La tradizione vuole che Santa Brigida fosse stata cresciuta
da un mago (8), e che possedesse il potere di trasformare l'acqua del suo bagno
in birra, ovunque andasse tutto prosperava dieci volte più del normale: il
cibo, le bevande, il bestiame, le verdure(6). Quando posava le mani sul latte o
sull'acqua e recitava una benedizione, il liquido faceva miracoli a quelli che
lo bevevano. Brigida aveva anche il “tocco d'oro”(6), legato all'energia solare
dell'elemento aureo e al fuoco.
Il ciclo dell'anno della Cailleach/Brigid
“Dormiente è la foresta senza foglie e la nuda terra
invernale, la fanciulla che sveglia la fresca verdura, la luce creatrice del
sole di primavera” (9).
Sugli Highlands della Scozia, il risvegliarsi della
vegetazione a primavera veniva vivacemente rappresentato il giorno di Santa
Brigida, il primo febbraio. Un mito ricorrente che compare sia nel
folclore irlandese e che sembra essersi originato sulle isole scozzesi di
lingua gaelica (4), vuole che la Cailleach, la vecchia trivalente della
mitologia celtica, responsabile del tempo atmosferico e portatrice delle nevi (che
porta lo stesso corredo della Dama Bianca anglosassone) venisse sostituita
ogni anno dall'arrivo di Brigid, trasformandosi in pietra per riposare ogni
trenta d'Aprile, per poi rinascere ogni 31 Ottobre – naturalmente questo è
lo stesso motivo che corre nel mito primitivo di Demetra e Persefone.
Cailleach in gaelico significa infatti “saggia donna anziana”,
legato alla figura della vecchia strega d'inverno, e Brigid è la bambina
solare dalla pelle di latte che rinasce dalle sue ceneri per portare i primi
timidi germogli. Mentre Brigid è associata al latte, al candore, alla luce e
alla purezza, la Cailleach in alcune versione del mito scozzese aveva l'epiteto
di Annis la Nera, uno degli aspetti più antichi della Dea delle Isole Britanniche
(4) pp. 227-228.
Imbolg e La Fhéile Brid
Anche detta festa di Candlemas e cristianizzata nella
Candelora, Imbolc (o Imbolg in gaelico) è una delle
antiche feste del fuoco e delle luci, celebrata il primo febbraio e dedicata a
Brigid.
In gaelico si scrive “i mbolg” e si pronuncia “immol' g”,
con una lieve vocale atona tra la l e la g che significa “nella pancia” (8).
Questo è il risveglio dell'anno, i primi fermenti fetali
della primavera nel grembo della Madre Terra(8). Imbolc è una prima
scintilla di luce, il primo campanello della primavera che verrà. In
effetti, un fiorellino che fa la sua comparsa nelle candide valli ancora ricoperte
dalla neve, affianco al tipico bucaneve – galanthus nivalis dalle parole
greche gala(bianco) e anthus(fiore) – è il “Campanellino” – leucojum
vernum dal greco leukòs(bianco) e vernum (primavera) – che
assomiglia molto al primo ed è facile a confondersi.
In Irlanda la festa di Brigid si chiama “La Fhéile Brid” e
si pronuncia “la ella brid” e cade alla vigilia di Imbolc. Il significato di
questa festa è legato al rinnovamento spirituale, alla speranza, alla
purificazione e ai nuovi inizi (1).
Imbolc è anche una festa della fertilità, che celebra la
lattazione delle pecore e la nascita del bestiame, del cui benessere Brigit si
occupava in modo particolare(6).
Simbolicamente, i cibi dedicati alla stagionalità di Imbolc
sono proprio i semi, poiché in sé celano il mistero della vita che si compie,
dapprima nel caldo utero materno della terra sotterranea, per poi venire
partoriti sotto forma di candido germoglio. Anche tutti i cibi che richiamano
al fuoco, e quindi di colore oro, rame o rosso, possono essere sentiti
come cibi di Imbolc, così come il latte con miele e cannella, indicato da
alcune fonti come la ricetta del latte d Brigid(6).
La culla di Brid
Usanze popolari a confronto
Una delle usanze legate alla festa delle luci era la
preparazione del “letto di Briid” (9): nelle Ebridi la padrona e le
serve di ogni famiglia prendevano un fascio d'avena, lo vestivano da donna, lo
deponevano in un canestro, con una mazza di legno vicino che rappresentava il
bastone di Brid, e poi gridavano tre volte: “E' venuta Briid, sia benvenuta Briid”
(9).
Questo si faceva poco prima di andare a letto, e quando si
alzavano la mattina seguente guardavano nella cenere del caminetto sperando di
vedervi l'impronta della mazza di Briid: se ci fosse stato la avrebbero
considerata come sicuro presagio di un buon raccolto e di una prospera annata;
il contrario era di cattivo augurio (9). Un'altra testimonianza parla di un
lettino preparato con frumento e fieno con dei lenzuoli sopra, una sorta di culla,
in una parte della casa vicino alla porta. Quando era pronto una persona usciva
e gridava tre volte: “Brigida, Brigida, vieni in casa! Il letto è pronto!” (9).
Vicino ad esso si lasciavano alcune candele accese.
Nell'isola di Man la vigilia del primo febbraio si faceva una festa che nel
dialetto locale era detta “Laa'l Breeshey”, dove si raccoglieva un fascio di
giunchi verdi e tenendoli in mano sulla soglia della porta si invitava santa
Brigida ad entrare per la notte: “Brede, Brede, tar gys my thie tar dyn thie
ayms noght, Foshil jee yn dorrys da Brede, as lhig da Brede e heet staigh”; “Brigida,
Brigida, vieni alla mia casa, vieni alla mia casa stanotte. Apri la porta per
Brigida, vieni e che Brigida venga dentro” (9).
Dopo aver ripetuto queste parole i giunchi venivano disposti
sul pavimento come un tappeto o come un letto per Brigid. Usanze simili a
questa erano osservate anche nelle lontane isole dell'antico regno di Man (9).
La Croce di Brigid e altre curiosità
Nell'Inghilterra settentrionale, l'antica Brigantia
che prende il nome da Brigid, la Candelora era nota come “festa delle mogli” (8),
una testimonianza di questo rituale di benvenuto a Brigid è esposta dalla
strega locale Philomena Rooney di Wexford(8) così: la persona che porta
a casa i giunchi si copre la testa e bussa alla porta. La “Bean an Tighe” (la
donna di casa), manda qualcuno ad aprire e dice a chi entra: “Fáilte leat a
BhrÍd”, “Benvenuta Brigid”. Allora la persona replica “Beannacht Dé ar
daoine an tighe seo”, “Dio benedica la gente di questa casa”.
A quel punto i giunchi vengono aspersi con acqua santa, e
quando le croci sono pronte, quelli avanzati vengono seppelliti, fatto ciò,
tutti prendono parte a un pasto e le croci dell'anno precedente vengono
bruciate e sostituite con le nuove.
Racconta Philomena: “avevamo questa cosa che non si
doveva mai buttare via, dovevi bruciarla” (8).
Secondo Doreen Valiente(10) anche le piante
sempreverdi utilizzate come decorazioni per Yule dovevano essere tutte
radunate e bruciare per la Candelora, altrimenti i folletti avrebbero infestato
la casa. In alcune zone dell'Irlanda, infatti, l'albero natalizio – togliendo
le decorazioni ma lasciando solo le luci – fino a non molto tempo fa rimaneva
eretto fino al primo febbraio: se gli aghi fossero stati ancora verdi, ciò
avrebbe assicurato buona fortuna e fecondità per tutto l'anno. La
fabbricazione delle croci di Brigid con giunghi o paglia, che vengono ancora
ampiamente realizzate in Irlanda, sia nelle case che nei negozi artigianali,
deriva probabilmente da un'antica cerimonia pre-cristiana connessa con la
preparazione delle sementi di cereali per le colture primaverili (11).
La pulizia del caminetto di Brigid
Nella società celtica – ma ciò riflette un culto
neolitico diffuso in tutta Europa – il fuoco rivestiva un'importanza
vitale, sopra il focolare c'era un enorme calderone appeso al soffitto con
delle catene di ferro. Esso era il cuore della casa di una famiglia. Un'usanza
del primo febbraio, in onore di Brigid, è quella di svolgere le prime
pulizie di primavera.
La donna più anziana della casa, che rappresenta la dea
nel suo aspetto di vecchia, spegne il fuoco nel caminetto, dopodiché
quest'ultimo viene ripulito. La fanciulla più giovane invece si mette “in
aspetto” con la dea nella sua forma bambina e, vestita di bianco, porta sul
capo una corona di candele accese, similmente alla portatrice di luce Santa
Lucia, la fanciulla candelifera.
La ragazza accende allora un nuovo fuoco nel caminetto, una
fiamma vergine; celebrando così la primavera nascente dove tutto ciò che è
vecchio viene rinnovato.
Rito e invocazione
Elementi di cromoterapia ancestrale
Imbolc segna anche la fine di un rito femminile del fuoco
che aveva luogo quaranta giorni dopo il solstizio d’inverno (1). Essendo Brigid
associata al colore oro, a ragione della sua altezza, nobiltà e regalità
solare, è possibile inoltre svolgere un piccolo rito con una candela gialla
(6) per ascoltare le proprie emozioni in merito a una situazione che deve
essere rinnovata.
Si può raccontare a Brigid, ad alta voce, esattamente cosa
c'è nel proprio cuore, senza titubanze: sfogare tutti i dispiaceri, le angosce,
immaginandola come una madre gentile che vuole realizzare insieme a noi il
nostro bene più grande.
A quel punto ci si potrebbero strofinare i palmi delle mani
accendendo un fuoco invisibile dall'attrito, ed appoggiare quel fuoco al cuore,
immaginando che siano le mani di Brigid a sfiorarlo. Non sarà difficile avere
la sensazione che tutto il suo calore ed il suo amore, a quel punto, si
sprigionino: “Osservo Bride camminare tra le stanze della mia casa, al suo
passaggio la luce che irradia si frammenta in una polvere dorata, che cura e
rianima ciò che aveva perso la sua brillantezza. Un'aura color oro brillante mi
circonda e mi protegge e il cerchio del suo fuoco protegge la mia casa e tutti
coloro che amo”. (Di Claudia Simone).
Il colore oro in questo caso – che rappresenta “l'aurum non
vulgi”, ossia “l'oro non comune, non volgare” – è il colore che appartiene alla
divinità per eccellenza. Brigid incarna il potere di questo colore
raggiante, e può ispirare attraverso il suo fuoco il contatto tra noi e la
nostra parte più ampia, saggia e antica, spesso sopita nel buio uterino
dell'anima dormiente.
Mitologia comparata: il fuoco e il latte nella tradizione Vedica
Un antico rituale della nobile civiltà vedica, che visse tra il II e il I millennio a.C. e che ha tracciato le radici dell'Induismo, prevedeva che ogni mattina si versasse del latte sul fuoco, a simboleggiare l'incontro tra la materia ctonia e quella solare. Anche se le due tradizioni non si sfiorano ad un livello geografico, è possibile credere che l'archetipo di una deità onnicomprensiva legata al latte ed al fuoco le abbia attraversate entrambe. Del resto, i simboli di tutte le antiche culture della magia e della sacra religiosità animista, ci ricordano la presenza di archetipi universali a cui ogni cultura del mondo fa ritorno. D’altra parte, i traffici della via della seta e i commerci tra il mediterraneo e il resto del mondo hanno fatto sì che usi, costumi e divinità si “contaminassero” fra loro: la stessa mitologia baltofinnica (per fare un esempio) è intrisa di simboli che arrivano dall’Asia antica.
*****
Informazioni
Il sito che conserva la tradizione del fuoco perpetuo di Brigid è molto prezioso poiché contiene poesie, preghiere e massime ispirate alla antica Dea, oltre che delle sue meravigliose immagini. Potete visitarlo al link www.ordbrighideach.org e contribuire come preferite.
Bibliografia
(1) Il Grande Libro della Magia Bianca, I Segreti delle vere
streghe: l'arte di attirare le influenze positive, Eric Pier Sperandio, Casa
Editrice Armenia, 2016, pp. 100-102
(2) Il brano appartiene
integralmente a Claudia Simone. La storia originale che l'ha ispirato è
contenuta nell'opera Tracce Celtiche, curiose, misteriose ed inquietanti;
piccolo viaggio all'interno di alcuni segni misconosciuti o ignorati, del passato
celtico antico e medievale nell'Italia alpina e padana, Marco Fulvio Barozzi,
Edizioni della Terra di Mezzo, Collana saggistica, pp. 150-153
(3) La Dea Bianca, Robert Graves, Casa Editrice Gli Adelphi,
pp. 71-85, 1992
(4) The Inner Mysteries, Stregoneria Progressiva e
Connessione con il Divino, Janet Farrar & Gavin Bone, Case Editrice
Brigantia, 2013, pp. 229-230
(5) Massima alchemica contenuta in Psicologia e Alchimia,
Carl Gustav Jung, Edizioni Bollati Boringhieri, 2006
(6) Giovani Dee, Le Cerimonie sacre, il trucco magico e
tanti segreti per vivere da dea, Catherine Wishart, Macro Edizioni, Il Sentiero
Magico, 2004, pp. 147-160.
(7) Glossario di Cormac redatto intorno al 900 d.c.
(8) La Bibbia delle Streghe, Janet & Stewart Farrar,
Volume I, Otto Sabba per le Streghe, Anguana Edizioni, pp. 85-100
(9) Il Ramo d'Oro, James G. Frazer, Studio sulla Magia e la
Religione, Un'opera monumentale di antropologia religiosa, il libro che per
cento anni ha dominato l'intero orizzonte delle riflessioni sull'uomo e la sua
natura, le sue origini e il suo destino, Edizioni Bollati Boringhieri, 2016
(10) An ABC of Witchcraft Past and Present, Doreen Valiente
(11) The Irish Times, 1 Febbraio 1977
(12) Testo di Claudia Simone tutti i diritti riservati
Crediti immagine: Pinterest di artista ignoto/a
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