La Leggenda della bella Sesia e il Gigante Fenera

ESPLORAZIONI DI RICERCA

Excursus e analisi di un imponente sincretismo, frutto di una serie di Esplorazioni di Ricerca svolte tra dicembre 2024 e maggio 2025.

La Leggenda

La Valle dove scorre il fiume Sesia, in Piemonte, in un lontano passato era un luogo ameno dove la gente viveva libera e in santa pace. Una di loro, la giovane Sesia dalla folta chioma bionda era talmente bella che il gigante Fenera, figlio di Titano, se ne era innamorato perdutamente. Il suo amore era stato subito ricambiato e Fenera, intento a preservare la piccola, aveva costruito intorno alla Valle una catena di alti e inaccessibili monti per proteggerla. Il lavoro, però, schiacciò senza volerlo molte persone, causando l’ira di Giove che attribuì alla povera fanciulla innamorata la colpa dell’accaduto, così decise di punirla, trasformando il suo splendido sorriso in lacrime perenni. Immediatamente, dalle sue candide gote, era sgorgato il fiume che ancora oggi ne porta il nome, mentre il gigante, impazzito per il dolore per la perdita della sua amata fanciulla, veniva trasformato in pietra tramutandosi nell'omonimo monte.

(Tratta, lievemente rielaborata nel mio stile, da Valsesia Magica e Misteriosa, Gli Antichi Culti Pagani delle Pietre. I Segreti del Monte Fenera e dei monti sacri. Le streghe, le fate, gli gnomi. Il Badik selvatico, Fra Dolcino e Giacomaccio: Roberto GremmoBotalla Editore pp. 10-12)

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Si presenta un classico caso di sincretismo e conseguente occultamento da parte del cristianesimo ai danni delle radici pagane del nostro territorio e delle sue entità preesistenti, rese ombra dalla storia e scacciate.

L’autore del racconto – che qui non scrivo ma è disponibile integralmente e completo di fonti bibliografiche all'interno del portale di ricerca L'Antro di Luce – è tutt’oggi ignoto, ma il legame tra il gigante San Cristoforo affrescato su alcune chiese della Valsesia (e della Val d'Ossola), nei quali si cela il personaggio del gigante Fenera, con cui c'è un noto sincretismo, e la piccola Sirena bicaudata, la quale con tutta probabilità è una rappresentazione della fanciulla che nella leggenda valsesiana diede il nome al fiume Sesia, è lampante.

Puntualizza lo storico locale Roberto Gremmo, che è stata la scrittrice Anna Lamperti Donati, autrice di “La Sesia raccontata - Millenni di storia lungo le rive del fiume”, la prima ad accorgersi del singolare dettaglio, ovvero della sirena bifida che nuota fra le acque traghettate dal Santo gigantesco, presso la Chiesa di Sant'Antonio Abate a Quarona(VC) – trovate i dettagli nell'album fotografico qui sotto.

Fra l’altro, San Cristoforo, nella iconografia presente a Quarona come altrove, è intento a salvare il Santo bimbo – come nella leggenda, dove è spinto a proteggere e salvare da qualsiasi male la dolce Sesia. Emerge frattanto il suo aspetto “salvifico” e buono. Giurerei d aver quasi visto una bambina, sulla sua spalla, ma questa è una sensazione che, chiaramente, non ha alcuna evidenza per la ricerca... D'altra parte, alla destra del gigante, nell'affresco si nota una coppia, un uomo e una donna. Forse la coppia di innamorati?...

Secondo Gremmo e Lamperti, è possibile che anche ai piedi della Chiesa di San Michele Arcangelo di Riva Valdobbia (centro Walser parte delle colonie di Alagna, che ho visitato poco dopo aver scoperto il dettaglio a Quarona) avrebbe potuto esserci, originariamente, una Sirena affianco al Santo/Fenera: che la base dell’affresco sia stata volutamente rovinata dai Padri della Chiesa, per cancellare presenze femminili antiche, ritenute blasfeme e demoniache? – Questa la tesi della scrittrice, che abbraccio enormemente, soprattutto in base alle mie numerose ricerche pregresse nel campo delle sirene, di cui, se volete approfondire, inserisco il collegamento diretto nei commenti.

Ma i misteri non finiscono qui: presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta di Cravagliana del XIII-XIV (VC - Valsesia), affianco al San Cristoforo, un pesce, forse un luccio, “sostituisce” o con tutta probabilità fa da copertura alla bella Sesia, la sirenetta dell'affresco “gemello” della Chiesa di Quarona, forse un tempo presente anche a Riva Valdobbia, come detto poc'anzi ma nascosto dal cristianesimo...

Del resto, lo stesso destino è toccato alle Madonna del Latte, le vergini rappresentate coi seni scoperti nell'atto di allattare, le quali tra il 1545 e il 1563 a seguito del Concilio Ecumenico di Trento vennero vietate dalla Chiesa Cattolica, ritenute rappresentative di natura sensuale e peccaminosa del femminile.
Per fare un solo esempio del legame tra Madonne e Sirene, si pensi che a Roma, nel palazzo dei Penitenzieri, è conservata un'opera del Pinturicchio, databile al 1490, chiamata “soffitto dei semidei”, tra cui figura fra gli altri il particolare di una vera e propria “Sirena del latte”, nonché una sirena materna; rappresentata nell'atto di allattare il bambino, parte di un sembiante che assimila Sirene e Madri precristiane, dalla preistoria ad oggi.
Approfondendo ormai da diversi anni, ho ritenuto evidenti le origini delle sirene: progenitrici preindoeuropee che, dalla “culla mesopotamica”, si sono spostate per diffusionismo od assimilazione, oggi chiamate Madonne, o dee...

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“Le Madonne di Napoli sono tutte regine del mare, con corone luccicanti di splendore, reincarnazioni di forme antiche di Sirene”, afferma Douglas N. ne “La terra delle Sirene” (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1972, p.12).


Album fotografico
di Claudia Simone

Quarona(VC), la Sirena bicaudata affianco al gigante Fenera (San Cristoforo) sulla facciata della Chiesa di Sant'Antonio Abate.




San Cristoforo sulla Chiesa di San Michele Arcangelo, Riva Valdobbia (Alagna, Valsesia), con l'area dove forse sorgeva la creaturina sull'affresco rimossa, strappata...



Il misterioso pesce – forse un luccio – che, alla Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta di Cravagliana del XIII-XIV (VC - Valsesia) “sostituisce” o forse fa da copertura alla bella Sesia...





Fra l'altro, il motivo della barca, senza ombra di dubbio richiama le radici pagane di San Cristoforo: la sua funzione più nota, in Occidente, è quella alchemica ovvero mercuriale, che fra l'altro si evince dalla etimologia del suo nome: Cristoforo deriva dal greco e significa “colui che porta Cristo”.  La leggenda parla di un cananeo traghettatore, una figura simile a quella di Caronte nella Divina Commedia e che, scavando nel sincretismo venuto a crearsi con le entità infere e luciferine cui è andato ad assimilarsi, rivelerebbe secondo alcuni studiosi la reminiscenza delle antiche iniziazioni a culti della natura e, in particolare, a quelli delle acque, forse anche di dietrologia celtica..
(Approfondimento tratto da Sul Sentiero delle Streghe di Croveo Pt. II, scritto il 30 gennaio 2024, ispirato a Lo Sguardo del Cervowww.viaggiatoriignoranti.it)

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Sitografia interna di Riferimento


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