ESPLORAZIONI DI RICERCA
Il Sasso Cavallazzo o Sass Cavalàsc, Ranco, Varese(VA), Lombardia
Il Sasso Cavallazzo, come molti altri suoi fratelli e/o sorelle, è testimone di un fenomeno geologico iniziato circa 60.000 anni fa, e conclusosi 15-20.000 anni or sono.
Nessun fenomeno avvenuto sulla terra, dopo di questo, può esser considerato altrettanto grandioso.
Accadde che la catena delle Alpi, che allora era molto più elevata dell'attuale, venne ricoperta da un'enorme coltre di ghiaccio e neve, che in seguito, sia a causa del calore della terra, sia spinta dalla forza gravitazionale, cominciò ad estendersi, trasportando a valle una vasta quantità di pietrame: questa è l'epoca che i geologi hanno definito era glaciale. Dalle nostre parti fu la seconda glaciazione (in totale se ne contano quattro) ad avere la meglio, ma non si spinse oltre Gallarate.
Fortunatamente, nonostante in passato molti di questi sassi (quasi tutti composti di un materiale chiamato serpentino) siano stati adoperati nell'industria della costruzione, sono attualmente protetti da una legge che ne tutela la conservazione.
Questo tipo di colossi, sono patrimonio di Ispra, Ranco, Sesto Calende, Lentate, e Barza, ma altri Sassi Erratici sono in realtà presenti in maestosa compagnia anche in zone differenti: a tal proposito, consiglio di leggere le mie esplorazioni alla Preja Batizà, che si trova a Gozzano(No) (sul Lago d'Orta) e alla Preja Serpente di Pella(No), anch'essa ospitata dai boschi dello stesso incantevole Lago.
Spesso accade che il Lago D'Orta , e le sue bellezze inesplorate, vengano messe in ombra rispetto ai tesori del Lago Maggiore, ed in effetti ho scoperto che molte persone non conoscevano minimamente l'esistenza delle Rocce Madri piemontesi, forse perché sono avvolte nei boschi e piuttosto complicate da raggiungere.
Il merito di aver descritto il Sass Cavalàsc per la prima volta va ad Antonio Stoppani, letterato e naturalista del secolo scorso.
Il sasso è fra l'altro tutelato dalla legge regionale n°86 del 1983, ma nonostante l'attenzione riservatagli non è stato possibile rilevarne il volume a causa del fatto che (come detto) sta ampiamente conficcato nel terreno sottostante il lago.
E qui rammento ulteriormente la fortuna che mi ha baciata, nel permettermi di visitarlo in un momento di totale siccità.
Ho potuto infatti ammirarlo e fotografarlo da ogni angolazione, anche se questo ha un po' rovinato lo splendore della spiaggetta nella quale è incastonato come una perla preziosa, la cui bellezza era il motivo reale per cui avevo deciso di tornare a visitare questa fiera e rocciosa amica, portatrice di messaggi antichi quanto la Dea Madre stessa che l'ha creata.
Il Sasso Cavallazzo, come molti altri suoi fratelli e/o sorelle, è testimone di un fenomeno geologico iniziato circa 60.000 anni fa, e conclusosi 15-20.000 anni or sono.
Nessun fenomeno avvenuto sulla terra, dopo di questo, può esser considerato altrettanto grandioso.
Accadde che la catena delle Alpi, che allora era molto più elevata dell'attuale, venne ricoperta da un'enorme coltre di ghiaccio e neve, che in seguito, sia a causa del calore della terra, sia spinta dalla forza gravitazionale, cominciò ad estendersi, trasportando a valle una vasta quantità di pietrame: questa è l'epoca che i geologi hanno definito era glaciale. Dalle nostre parti fu la seconda glaciazione (in totale se ne contano quattro) ad avere la meglio, ma non si spinse oltre Gallarate.
Fortunatamente, nonostante in passato molti di questi sassi (quasi tutti composti di un materiale chiamato serpentino) siano stati adoperati nell'industria della costruzione, sono attualmente protetti da una legge che ne tutela la conservazione.
Questo tipo di colossi, sono patrimonio di Ispra, Ranco, Sesto Calende, Lentate, e Barza, ma altri Sassi Erratici sono in realtà presenti in maestosa compagnia anche in zone differenti: a tal proposito, consiglio di leggere le mie esplorazioni alla Preja Batizà, che si trova a Gozzano(No) (sul Lago d'Orta) e alla Preja Serpente di Pella(No), anch'essa ospitata dai boschi dello stesso incantevole Lago.
Spesso accade che il Lago D'Orta , e le sue bellezze inesplorate, vengano messe in ombra rispetto ai tesori del Lago Maggiore, ed in effetti ho scoperto che molte persone non conoscevano minimamente l'esistenza delle Rocce Madri piemontesi, forse perché sono avvolte nei boschi e piuttosto complicate da raggiungere.
Il merito di aver descritto il Sass Cavalàsc per la prima volta va ad Antonio Stoppani, letterato e naturalista del secolo scorso.
Il sasso è fra l'altro tutelato dalla legge regionale n°86 del 1983, ma nonostante l'attenzione riservatagli non è stato possibile rilevarne il volume a causa del fatto che (come detto) sta ampiamente conficcato nel terreno sottostante il lago.
E qui rammento ulteriormente la fortuna che mi ha baciata, nel permettermi di visitarlo in un momento di totale siccità.
Ho potuto infatti ammirarlo e fotografarlo da ogni angolazione, anche se questo ha un po' rovinato lo splendore della spiaggetta nella quale è incastonato come una perla preziosa, la cui bellezza era il motivo reale per cui avevo deciso di tornare a visitare questa fiera e rocciosa amica, portatrice di messaggi antichi quanto la Dea Madre stessa che l'ha creata.
Sitografia
Le informazioni geologiche sono state raccolte presso www.comune.ranco.va.it - si ringrazia enormemente per la qualità e la quantità di informazioni messe a disposizione dal sito.
Album fotografico
di Claudia Simone
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