ESPLORAZIONI DI RICERCA
Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, Armeno, Novara(NO), Piemonte
La scorsa settimana ho svolto una piccola gita di studio presso la Chiesa di Santa Maria Assunta (parrocchiale di Armeno e massimo monumento romanico-novarese del cusiano) risalente al 1100 che ospita non una, non due, ma ben tre Madonne del Latte, nonché le antiche Madri Nutrici responsabili di vita e trasformazione, venerate nei luoghi agresti del Nord Italia e delle regioni galliche transalpine dedite ai culti naturali, boschivi e pastorali. Delle perle, insomma, a testimonianza di un sacro femminino tanto antico e misterioso quanto semplice e umano, raffigurato nell'atto più naturale e primigenio insito alla donna: l'allattamento.
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Le montagne erano innevate ed il cielo plumbeo e a tratti minaccioso, tuttavia ciò non mi ha impedito di scattare alcune fotografie spero abbastanza chiare. La chiesa, che si raggiunge percorrendo un grazioso viale alberato direttamente dalla pizza del paese, è portatrice della memoria di un centro cultuale dedicato all'agricoltura e alle messi precedente l'occupazione cristiana e testimonianza di un più antico luogo di culto romano dedicato a Giove.
Pare sia stata originariamente eretta da San Giulio, lo stesso santo responsabile dell'uccisione del Drago dell'Isola di San Giulio (considerata la Loch Ness Italiana) e pertanto dell'allontanamento dell'antica Dea dei Serpenti (ormai inabissata) che abitava le acque del nostro amato Lago d'Orta.
La struttura ospita affreschi databili soprattutto tra il trecento e il quattrocento, dal tipico gusto medioevale: la Vita si esprime attraverso la Madonna del Latte e alla presenza di Santi come San Luguzzone o San Lucio di Carvagna, a cui sono cari gli alpigiani, i formaggiai, e tutte e tutti coloro che svolgono mansioni legate al latte e alla sua trasformazione; mentre la morte (il cui alito era palpabile grazie anche alle antichissime simbologie alchemiche individuate negli affreschi) si riscontra, per esempio, in San Bovo o San Giorgio (protettore degli animali domestici e cavaliere asceta, in genere ricordato come uccisore del drago) e nella raffigurazione di San Francesco che riceve la stimmate dal crocifisso proprio in prossimità della Madonna del Latte, nonché nella rarissima e quasi estinta Trinità Tricefala, conseguentemente vietata dal 1500 (come del resto l'iconografia della Madonna del Latte stessa) dal Concilio di Trento a causa dei richiami ctoni e tellurici di queste raffigurazioni antropomorfe e pertanto considerate peccaminose e non calzanti con l'ideale ascetico della cristianità; che come ben sappiamo condanna il mistero laddove ne teme l'oscura, il cui disvelarsi potrebbe trascrivere negli animi di chi ne contempla l'arazzo antiche conoscenze che ne risveglierebbero l'arcana (e pericolosa) consapevolezza pagana.
Le montagne erano innevate ed il cielo plumbeo e a tratti minaccioso, tuttavia ciò non mi ha impedito di scattare alcune fotografie spero abbastanza chiare. La chiesa, che si raggiunge percorrendo un grazioso viale alberato direttamente dalla pizza del paese, è portatrice della memoria di un centro cultuale dedicato all'agricoltura e alle messi precedente l'occupazione cristiana e testimonianza di un più antico luogo di culto romano dedicato a Giove.
Pare sia stata originariamente eretta da San Giulio, lo stesso santo responsabile dell'uccisione del Drago dell'Isola di San Giulio (considerata la Loch Ness Italiana) e pertanto dell'allontanamento dell'antica Dea dei Serpenti (ormai inabissata) che abitava le acque del nostro amato Lago d'Orta.
La struttura ospita affreschi databili soprattutto tra il trecento e il quattrocento, dal tipico gusto medioevale: la Vita si esprime attraverso la Madonna del Latte e alla presenza di Santi come San Luguzzone o San Lucio di Carvagna, a cui sono cari gli alpigiani, i formaggiai, e tutte e tutti coloro che svolgono mansioni legate al latte e alla sua trasformazione; mentre la morte (il cui alito era palpabile grazie anche alle antichissime simbologie alchemiche individuate negli affreschi) si riscontra, per esempio, in San Bovo o San Giorgio (protettore degli animali domestici e cavaliere asceta, in genere ricordato come uccisore del drago) e nella raffigurazione di San Francesco che riceve la stimmate dal crocifisso proprio in prossimità della Madonna del Latte, nonché nella rarissima e quasi estinta Trinità Tricefala, conseguentemente vietata dal 1500 (come del resto l'iconografia della Madonna del Latte stessa) dal Concilio di Trento a causa dei richiami ctoni e tellurici di queste raffigurazioni antropomorfe e pertanto considerate peccaminose e non calzanti con l'ideale ascetico della cristianità; che come ben sappiamo condanna il mistero laddove ne teme l'oscura, il cui disvelarsi potrebbe trascrivere negli animi di chi ne contempla l'arazzo antiche conoscenze che ne risveglierebbero l'arcana (e pericolosa) consapevolezza pagana.
Il silenzio, il raccoglimento e la luce che filtrava fioca e brillantina dalle sottili finestre che sbucavano tra i possenti blocchi in pietra, hanno fatto di questa esplorazione tra le alture del Lago d'Orta anche un breve viaggio all'interno di me stessa.
Rosso e Bianco tra Morte e Vita
Devo dire che, in un contesto spirituale occidentale sempre più rivolto a una tensione indiscriminata a ciò che è altro da sé, ritenuto esotico, lontano dalle proprie radici e per questo all'apparenza più prezioso e ricercato, mi è piaciuto molto notare le caratteristiche nordiche e cavalleresche dal tipico gusto artistico medioevale piuttosto accentuate nelle fisionomie dei volti presenti negli affreschi.
Questa chiesa è stata per me un piccolo antro dove potermi rifugiare e rispecchiare, di fronte a immagini antiche che ritraggono volti nei quali ho potuto riconoscere anche me stessa.
I visi pallidi, i capelli dorati o di un color biondo quasi albino e il costante richiamo al sangue (come nel caso di San Sebastiano ripreso nel suo atroce martirio dove figura legato a una colonna e trafitto dalle frecce) nonché al colore rosso, presente ovunque, che si sposava col candore del bianco latte delle carnagioni e dei toni oro dei capelli, a ricordo, a parer mio, anche dell'energia di Santa Lucia e delle sue inimitabili fattezze.
Santa, fra l'altro, che non cito a caso, poiché la sua presenza era secondo me più vivida che mai dietro alla veste di San Luguzzone, conosciuto infatti anche come San Lucio in altre zone del Nord Italia, come a Como.
Santa Lucia, che per eccellenza intercede nel periodo solstiziale tra i vivi e i morti, è infatti colei che porta luce nel mondo dalle tenebre dell'inverno da cui giunge, come focolare di vista e speranza ma anche come ricordo di ciò che sotto alla terra muore e rinasce.
Ciò che non è alla propria portata, nonché invisibile ai propri occhi, spesso si cela in un antro di trasformazione ancora troppo impalpabile, ma pur sempre reale e molto più vicino e semplice da individuare e raggiungere di quanto si possa pensare.
Come gli occhi di Santa Lucia che, sebbene non siano sul volto, vedono tutto ciò che ha bisogno di essere visto, nella magia di una chiesa dal sapore medioevale, fra i ruggiti del cielo in un giorno di pioggia, tra i bagliori evanescenti della luce che penetra da una finestra incastonata nell'antica pietra.
Interessante è stato poi notare il Cristo nella mandorla (quest'ultima simbolo alchemico femminile) in quanto le mandorle ricordano le ovaie; del seme della vita e della rinascita per eccellenza(1), al cui interno la sostanza divina primigenia si genera e prende forma, nell'ovulo/mandorla, nel grembo, nonché nella grotta animica dalle cui pareti zampilla il latte della Madre, messaggero e antidoto di verità, naturalità, bellezza e grazia.
La semplicità della natura, della campagna, della Antica Dea Nutrice e del sacro nutrimento del seme cosmico (contenitore microcosmico del macrocosmo) che nella figura della femmina sacra che allatta si riveste di un valore sia ctonio che celeste.
Il seme è infatti l'insieme di tutte quelle caratteristiche che determinano il riversarsi della natura potenziale in quella eterna.
La Promessa della Campagna
In un mondo sempre più afflitto dalle genti (e dagli agenti) di un ressentiment dilagante nei confronti di tutto ciò che è ancora puro, gentile, armonioso e bello, è stato nutriente potersi calare, anche solo per qualche istante, in questo antro di virginea e al contempo oscura bellezza, fatta di forme e colori che riconosco e profondamente mi appartengono, poiché celano in sé la semplicità dell'idilliaca immagine della vita di campagna, ma al contempo lo struggente alito di morte che su di essa presto o tardi si riversa, raggelando e distruggendo, nella promessa della rinascita che dai seni prosperi della Madre del Latte sgorgherà, ancora e ancora.
Le Tre Madonne del Latte
Con somma sorpresa (come del resto accade quasi sempre) arrivata sul luogo di ricerca ho scoperto che mentre ero convinta che sarei tornata a casa con nel cuore una nuova Madre del Latte; in verità ne avrei raccolte ben tre.
Curioso che soltanto una di queste fosse del tutto visibile, ubicata fra l'altro subito a sinistra sulla controfacciata; mentre la seconda (riemersa nonostante i numerosi stucchi) era visibile soltanto in parte.
Per non parlare della terza, che sorgeva quasi invisibile sulla parete a destra, prima campata, dietro all'altarino delle offerte, completamente consumata e di cui era percepibile appena una flebile forma.
Impossibile da non riconoscere per chi, come me, si rivolge a tutto questo con gioiosa focalizzazione.
A ogni modo, è stato piacevole notare, all'entrata della Chiesa, dei cartelloni colorati realizzati dal Consiglio Comunale dei Ragazzi di Armeno.
Queste piccole opere d'arte raccoglievano preziosissime informazioni sulla Chiesa, sui Santi legati alla campagna e alla pastorizia sopra citati, e sulle adorabili Madonne del Latte. Insomma, se di solito bisogna darsi parecchio da fare per reperire delle informazioni valide e approfondite su quanto si vede e si esplora, in questo caso la mia ricerca era quasi tutta lì, lasciando ancora più spazio e tempo, in questo modo, alle intuizioni e alle sensazioni personali, che nel silenzio e nel raccoglimento di cui ho potuto godere fra quelle ombrose pareti, hanno potuto venire alla luce ancor più autenticamente del solito.
Le Tre Madonne del Latte
Con somma sorpresa (come del resto accade quasi sempre) arrivata sul luogo di ricerca ho scoperto che mentre ero convinta che sarei tornata a casa con nel cuore una nuova Madre del Latte; in verità ne avrei raccolte ben tre.
Curioso che soltanto una di queste fosse del tutto visibile, ubicata fra l'altro subito a sinistra sulla controfacciata; mentre la seconda (riemersa nonostante i numerosi stucchi) era visibile soltanto in parte.
Per non parlare della terza, che sorgeva quasi invisibile sulla parete a destra, prima campata, dietro all'altarino delle offerte, completamente consumata e di cui era percepibile appena una flebile forma.
Impossibile da non riconoscere per chi, come me, si rivolge a tutto questo con gioiosa focalizzazione.
A ogni modo, è stato piacevole notare, all'entrata della Chiesa, dei cartelloni colorati realizzati dal Consiglio Comunale dei Ragazzi di Armeno.
Queste piccole opere d'arte raccoglievano preziosissime informazioni sulla Chiesa, sui Santi legati alla campagna e alla pastorizia sopra citati, e sulle adorabili Madonne del Latte. Insomma, se di solito bisogna darsi parecchio da fare per reperire delle informazioni valide e approfondite su quanto si vede e si esplora, in questo caso la mia ricerca era quasi tutta lì, lasciando ancora più spazio e tempo, in questo modo, alle intuizioni e alle sensazioni personali, che nel silenzio e nel raccoglimento di cui ho potuto godere fra quelle ombrose pareti, hanno potuto venire alla luce ancor più autenticamente del solito.
Una Madre che invoca la Neve
Un piccolo scorcio, a cui a primo impatto non avevo fatto caso, credo sia invece molto importante.
La mia fotografia (che trovate nell'album in calce) scattata, come detto per le altre, in un giorno particolarmente cupo; non aveva raccolto l'essenza di qualcosa che invece, dopo aver fatto qualche ricerca nel web, è risultato per me molto significativo.
Non appena ne avrò l'occasione tornerò senz'altro a scattarne una migliore e più luminosa in una giornata di sole, mentre per il momento chiedo perdono per averla presa in prestito dal web.
Nel dipinto, in cui figura una donna con dei capelli che sembrano formare un tutt'uno con la veste dorata che indossa, si vede un angioletto donare una pallina bianca alla stessa, la quale, tenendo in mano forse una mandorla (o un seme) sembra invocare la neve dall'alto del cielo: dalla dimora della Regina delle Nevi, forse?
Le parti eliminate dall'erosione potrebbero forse essere fiocchi di neve e questa Donna, che riporta fra l'altro corna che parrebbero di alce, potrebbe essere una Antica Madre Selvatica dell'Inverno, che dalle alture del Lago d'Orta presenziava allo scadere delle stagioni, invocando la benedizione delle Dee Celesti, responsabili dello spettacolo bianco azzurro che ogni anno ricopre il Monte Mottarone, che si trova appena sopra al borgo di Armeno.
Probabilmente questa è una interpretazione poco qualificata, forse infantile per chi ha a cuore soltanto la conoscenza accademica delle cose, tuttavia, vorrei ricordare che questo sito non si occupa di Cristianesimo, ma ha l'obiettivo di portare alla luce una visione delle figure femminili celate al suo interno più autentica, selvaggia, e semplice.
La semplicità della natura, il dono delle stagioni, la prelibatezza dell'anima che si esprime nelle sembianze delle donne e nei loro antichi ruoli e corredi sacri presenti ovunque e in molte forme, è davvero il cuore della gentile vocazione che ha portato a partorire questo luogo di ricerca, che non vuole certo raccogliere consensi ma preferisce lavorare con umiltà e totale autonomia d'espressione.
San Giovanni Battista e La Colomba
Curioso è stato infine notare (a richiamo dell'energia innevata della precedente descrizione) San Giovanni Battista che riceve l'olio misterioso dalla Colomba, che giunge dal cielo da un antico castello innevato, al cospetto di una probabile Madre o Santa.
San Giovanni Battista e La Colomba
Curioso è stato infine notare (a richiamo dell'energia innevata della precedente descrizione) San Giovanni Battista che riceve l'olio misterioso dalla Colomba, che giunge dal cielo da un antico castello innevato, al cospetto di una probabile Madre o Santa.
Come è noto, la tradizionale Acqua di San Giovanni preparata con erbe specifiche raccolte nella omonima notte magica che cade tra il 23 e il 24 giugno, aveva/ha nelle usanze popolari dell'Europa speciali doti curative.
Non mi stupisce che la boccetta d'olio, custodita nell'affresco nel becco della colomba e da lei elargito, abbia anche qui valenza di antidoto, scivolando tra le mani di Johannes Baptista. Nella originale Fiaba dei Fratelli Grimm di Cenerentola, per esempio, sono state proprio due colombe bianche le vere responsabili del salvataggio della povera fanciulla angustiata dall'invidia delle sorellastre.(2)
Note e bibliografia
Note e bibliografia
(1) Carl Gustav Jung, Psicologia e Alchimia, Editore Bollati Boringhieri
(2) Grimm, Tutte le Fiabe, Prima Edizione Integrale 1812-1815 a cura di Camilla Miglio, Donzelli Editore
Album fotografico
di Claudia Simone
Fotografia dal web www.ortaeoltre.it - La Madre che chiama la Neve(forse)
La prima Madonna del Latte - XV secolo

La seconda Madonna del Latte - XV secolo
San Francesco riceve la stimmate vicino alla Madonna del Latte
Terza Madonna del Latte
Terza Madonna del Latte
San Bovo - o San Giorgio - protettore degli animali domestici - Tommaso Cagnola 1494
simbolo per eccellenza del patriarcato che sovverte l'ordine della Natura Madre uccidendone
alcune fra le più arcaiche creature e aspetti: il drago o il serpente. Motivo, questo, tipico
della Storia del Lago d'Orta, definito da alcuni studiosi come "il Loch Ness italiano".
simbolo per eccellenza del patriarcato che sovverte l'ordine della Natura Madre uccidendone
alcune fra le più arcaiche creature e aspetti: il drago o il serpente. Motivo, questo, tipico
della Storia del Lago d'Orta, definito da alcuni studiosi come "il Loch Ness italiano".
San Luguzzone o San Lucio di Cavargna(CO) protettore di Alpigiani e Caseari
- fine Quattrocento
- fine Quattrocento
Cristo nella mandorla, simbolo della Alchimia del Seme
San Sebastiano trafitto da frecce
La Trinità Tricefala - quattrocentesca - eredità di simbologie
trine precristiane, pertanto rarissima da reperire poiché simili rappresentazioni
vennero vietate dal Concilio di Trento insieme alle Madonne del Latte.
trine precristiane, pertanto rarissima da reperire poiché simili rappresentazioni
vennero vietate dal Concilio di Trento insieme alle Madonne del Latte.
Santo Stefano protomartire
San Giovanni Battista
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