Il re Barbadargento diceva, spesso, a sua moglie Immacolata: — Io credo che non esista, in tutto il mondo, un principe degno di sposare nostra
figlia —.
— No, no... — ammetteva, pronta, la regina. — Neve è bellissima,
graziosa, buona come un angelo. Sarà difficile trovarle un compagno degno di
lei —.
— La nostra creatura non potrà restare sempre in questo castello, bisognerà pure che segua il suo destino; presto o tardi —.
— Certo — sospirava Immacolata guardando distrattamente il fulgido rubino dell'anello che
faceva apparire più pallida e fine la sua mano regale.
Neve, però, non si preoccupava
dell'avvenire. Il suo cuore era lieto e limpido come un mattino di maggio: —Ami in segreto qualche principe, figliuola? —. Com'era candido il sorriso col
quale la leggiadra giovanetta rispondeva alla trepida domanda di sua madre!
— Neve — s'impensierì un giorno Barbadargento, il buon re. — Neve, che pensi? Tu
guardi il cielo. Mi sembri assorta. Hai qualche segreto? Qualche cruccio? —.
— Ma
no, babbo — lo consolò subito la
principessa.
— Guardo le nuvole. Sono così bianche, così luminose! Il loro
colore mi piace. Mi ricorda cose gentili: l'infanzia, l'innocenza. Mi fa
pensare ai gigli, alle stelle alpine, ai mughetti, al biancospino —.
Il monarca
sorrise commosso: — Tu hai il cuore colmo di poesia —.
— Se mi sposerò vorrò
far costruire una casa di marmo e d'avorio. Anche le mie vesti saranno sempre
bianche. Il tuo nome, babbo mio e il nome della mamma ricordano chiarità
delicate e fulgide e fulgide candidezze: Barbadargento, Immacolata —.
Alla
creatura di bontà e grazia si presentò un giorno un Re potente, bellissimo,
bruno come la notte: — Vuoi essere la mia sposa adorata, piccola Neve gentile? —.
— Si — annuì timidamente la principessa.
— Benissimo. Le nostre nozze si
celebreranno tra un mese —.
— Fra un mese? Oh, credi tu, mio Re, che ciò sia
necessario? Fra un mese saremo ancora nel cuore dell'inverno. Io non amo il
cielo di piombo, la campagna squallida, gli stagni torbidi. Aspettiamo che
sboccino le margherite lungo gli argini dei ruscelli, sul velluto dei prati,
che i mandorli mettano il bianco vestito di fiori, che il biancospino ricami di
candore le siepi —.
—Bimba mia, tu sei troppo fantasiosa. Io ho fretta di
presentare ai miei sudditi la loro nuova bella regina —.
Il Re bruno voltò
bruscamente le spalle e si allontanò. Neve restò un poco male. Il suo signore
si era comportato in modo strano. Corse dai genitori e confidò la sua pena: — Piccola, il Re Fiammanera non è un poeta, di sicuro. Il suo vasto reame gli
procura dei pensieri enormi, gli getta sulle spalle il peso di tremende
responsabilità. È quasi logico che non condivida il tuo entusiasmo infantile
per il colore della purezza —.
— Ma io vorrei sposarmi in primavera — si
ostinava Neve, quasi piangendo: — Come sarebbero in armonia il mio velo nuziale
e i fiori del mandorlo, il mio abito e la mia anima con le stellate corolle dei
gelsomini, coi petali delle margherite —.
— Faremo tappezzare i saloni del
castello con damasco candido. Tu avrai una soffice cappa di ermellino sulla
veste serica. Usciranno, dalle nostre serre, le più deliziose leggiadrie
floreali: garofani bianchi, rose bianche , e bianchissime camelie —.
— Io
vorrei che il limpido augurio me lo porgesse la natura. Amo la bellezza creata
da Dio —.
— Figlia, non si può ottenere tutto ciò che si desidera, nel mondo —.
Le parole sagge non convinsero Neve dall'anima di giglio che sognava fulgori
immacolati, che adorava il colore dell'innocenza.
Fiammanera arrivo così in una
grigia giornata di gennaio, col suo seguito fastoso. Portava doni regali alla
sua leggiadra sposa: perle lucenti, smeraldi fulgidi, brillanti, zaffiri.
— Ecco, Neve. Per te. Tutto per te —.
Il giovane Re indossava abiti neri. E anche
gli uomini al suo seguito. La principessa ammirò i regali superbi: — Troppo
belli —. Avrebbe voluto che anche il magnifico sposo parlasse, che dicesse frasi di bontà
e d'amore: — Mi vuoi bene, mi vuoi tanto bene Fiammanera? — osò infine. — Ti
voglio bene. Non conosco però l'arte vacua delle parole. Tu sei troppo
sentimentale. Dovrai essere più seria, più regina —.
Parve, a Neve, che tutto
il grigiore dell'inverno le entrasse nel cuore. Che uomo era il suo fidanzato?
Troppo severo, troppo rigido. Durante il tempo delle nozze restò assorta,
malinconica, estranea a tutto, a tutti.
— Sei mia moglie, ormai. Mi devi
obbedire — disse, dopo la cerimonia, il Re bruno avvicinandosi alla
giovinetta biancovestita.
— Seguimi, dunque —.
— Hai fatto mettere le camelie e
rose bianche nella carrozza che dovrà portarci lontano? Sono bianchi i cavalli
che ci trascineranno? —.
— Ciò non ha importanza, bella mia —.
Neve guardò il viso
scuro, gli occhi nerissimi di Fiammanera e si sentì morir di tristezza. Un
consolante bagliore nell'ombra del giorno invernale mettevano le chiome canute
e i nomi di Barbadargeno e d'Immacolata: — Addio... Addio... —.
Un valletto si
chinò davanti agli augusti personaggi: — Le loro Maestà Neve e Fiammanera non
possono partire. Cadono, dal cielo, farfallette gelide, bianchissime —.
Sovrani
e principi si precipitarono vicino alle finestre, sollevarono le lievi tendine
di pizzo e restarono perplessi di fronte allo strano spettacolo di candore. Di
lì a poco lo squallido panorama invernale fu convertito in luminosa visione di
bianchezza. — Sei contenta, Neve? Dio ha benedetto le tue nozze con un chiaro
augurio —.
— Che bellezza, che bellezza! — si entusiasmò Fiammanera, stemperando
in un sorriso candido la sua severità regale.
Neve rimase estatica a
contemplare la pioggia dei petali meravigliosi, bianchi come la sua veste, come
i suoi fiori, come i suoi sogni, come il suo cuore.
Lieta, infine. Paga di quel
dono misterioso e sfavillante. A tanta bellezza fu imposto il nome della
principessa pura e gentile, un nome leggiadro, lento, limpido: Neve...
Note
Traspare dalla delicata leggenda il tema tipico del matrimonio tra la luce e l'ombra, a principio inconciliabili, ma infine rivelate come figlie di una natura comune. La principessa Neve, bianca, graziosa e innocente, che si unisce al regno dell'austero Fiammanera, che inizialmente sembra pronto a disfare la principessa di tutti i suoi sogni, ma che, alla vista del nuziale spettacolo dal cielo, si intenerisce, avvicinando finalmente il suo cuore a quelle della sua bianca sposa. Portiamo dentro di noi un po' di silenzio e di serietà dal personaggio di Fiammanera: nel suo volto dipinto dalla gioia alla vista della neve, è racchiuso l'intero segreto della natura, l'immenso potere che la Madre della Neve ha di illuminare perfino lo spirito più truce, offrendosi spontaneamente allo sguardo di tutti e di tutte le cose.
Bibliografia
La fiaba qui riportata è stata raccolta da Enciclopedia della Fiaba a cura di Fernando Palazzi, Casa Editrice Giuseppe Principato, Milano - Messina; quarta edizione, Leggende Regionali Italiane a cura di Marina Spano, Leggenda Lombarda, finito di stampare nel 1953.
Crediti illustrazione: Pinterest di artista ignoto/a
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