Aradia, secondo alcuni frutto di una suggestione medievale, con tutta probabilità fu una dea etrusca della stregoneria,
sopravvissuta fino al ventesimo secolo in Italia.
Figlia di Diana (forse l'etrusca Aritimi o Tana) e del
fratello di Diana, Lucifero, in altre parole colei che appartiene sia al sole
che alla luna, scese sulla terra per insegnare alle streghe la magia della
madre.
Gli studiosi ignoravano la sua esistenza finché Charles
Godfrey Leland non conquistò la fiducia di una strega toscana, tale Maddalena, e
pubblicò il materiale che lei gli aveva consegnato nel suo libro del 1899
intitolato “Aradia, Il Vangelo delle Streghe”.
La figura di Aradia, comunque, potrebbe essere stata
conosciuta in altre regioni, non solo in Toscana, durante gli anni in cui le
streghe praticavano di nascosto in clandestinità.
Nel Canon Episcopi, un documento della chiesa del
decimo secolo che condanna la stregoneria, il nome di Erodiade è
associato a una dea delle streghe compagna di Diana e “Airidh” che in gaelico
significa sia pascoli estivi che valore o merito.
La questione se Aradia fosse effettivamente una dea o
piuttosto una figura mitica, una eorina simile a Robin Hood è ancora controversa.
Leland propende per la seconda ipotesi, descrivendola come
una strega buona, protettrice dei poveri e come figlia di Diana, espressione
spesso utilizzata per descrivere le sacerdotesse della religione preindoeuropea
delle donne, ma anche delle praticanti di epoca pagana in tutta l'Europa
occidentale e orientale.
“Molto probabilmente Aradia fu una vera e propria
sacerdotessa, di ciò che rimaneva di quell'originario culto lunare …”.
(The Inner Mysteries, Stregoneria Progressiva e Connessione
con il Divino, Janet Farrar & Gavin Bone, prefazione a cura di Phyllis
Currot, p.227)
— Maledetta, maledetta Erodiade, tua madre è una pagana,
dannata da Dio e incatenata nel sangue del Redentore! —.
James G. Frazer, Il Ramo d'Oro, testimonianza
contadina Jugoslava; p. 756
*****
Aradia, Diana, Ecate, Lucia, Frigg, Perchta e La Befana sono
le figure madri Intrecciate nel corredo della Dama Bianca, giustiziera
delle donne, dei randagi e degli emarginati.
Alla base delle credenze sulla Perchta, una antica
dea dell’Occidente appartenente in prevalenza alle Alpi e all’area linguistica
bavarese il cui significato è “la splendente” o “la brillante”, per via del
legame dell'alto tedesco “peraht”, “berht” o “brecht” con la parola inglese
“bright” (anche se un'altra ipotesi etimologica in accordo con le fonti la
accosterebbe alla parola inglese “birth”, simile al suo nome originario,
Bertha) nondimeno uno dei volti della leggendaria Befana, c'è anzitutto una
Dea molto antica, erroneamente considerata romana, ma che in realtà ha origini
preindoeuropee e si chiama Diana: il fatto che la parola celtica
“dianna” o “diona” significhi proprio “luminosa” o “brillante”, e che questa
parola fosse in uso nelle aree di credenze rispetto alla Berchta, molto prima che vi
giungessero i romani (che si sono appropriati di Diana) e ancora, il fatto che
cippi votivi dedicati a Diana siano stati rinvenuti sui luoghi di culto delle
madri di raccolto della Gallia Cisalpina, le Matronae, farebbe crollare
molte delle certezze e delle presunzioni che la cultura classica ci ha imposto,
facendoci credere in una unica mitologia di stampo greco/romano e patriarcale
che, in fin dei conti (esattamente come il cristianesimo) non ha fatto che
depauperare il volto delle potenti dee preesistenti che animavano i miti
primitivi della Grecia e ancor prima dell'Egitto e della Mesopotamia, attribuendo loro aspetti e corredi che ab origine non avevano, il cui culto era
stanziato dalle regioni artiche fino al sud dell'Italia in un armonioso
continuum non dicotomico di luce e ombra (quando ancora i confini tra le due
erano impalpabili e coesistevano nelle stesse dee).
Sia Diana che Perchta, come la fanciulla lucifera che
chiamiamo Santa Lucia, possiedono infatti l'attributo della luce.
Perchta è infatti “la strega luminosa che porta la morte”,
mentre Diana è “la brillante”, ma è anche la protagonista indiscussa della
religione pre-agricola delle streghe, la prima forma di deità lunare e triplice
che le antiche sacerdotesse della Dea venerarono nella nostra Europa.
Tradizionalmente guida un corteo di creature magiche, tipico
delle leggende che riguardano la Perchta (nondimeno la Befana).
In effetti, secondo una suggestione portata alla luce dagli
studi del Biancospino, la famigerata “caccia selvaggia” attribuita a Odino, altro
non è che la marcia di spiriti e folletti della Perchta, di conseguenza lo stesso corteo di spiriti e fate attribuito alla prima
Regina delle Streghe, Diana.
A Diana, considerando gli studi di Robert Graves
sulla Dea Bianca, è assimilabile anche la Brigid, che in effetti è stata
venerata negli stessi luoghi della Gallia Cisalpina dove un tempo si aveva
venerato Diana e dove a poco a poco, in quanto Madri delle fonti, del fuoco e
della luce, sono state assorbite nella figura di Minerva, a cui molte fonti
sono titolate in quanto ab origine appartenevano a queste Madri ora celate sotto la logora veste cristiana delle Madonne di Campagna (soprattutto quelle che
conosciamo come Madonne del Latte, della Neve o delle Grazie).
Il ponte tra le madri, il loro “intreccio”, non è allora
difficile da ricostruire se si considerano le etimologie e i corredi che le
riguardano.
Tra Perchta, Diana, Lucia candelifera e Giunone/Lucina, ad
esempio, c'è “il ponte della luce”, mentre tra Perchta e le norrene come Frigg,
le Nornir e le Valchirie (che sono tutte filatrici del destino) c'è il fatto che i folletti
della Perchta si chiamano “Truden”, da trud che in tedesco significa
“incubo” o “demone dell'incubo” (simile alla forma “Albdrücken” che pare fosse
legato alla parola alphiton che significa farina d'orzo e delinea la Dea
Bianca della Grecia e della Britannia primitiva) mentre il nome di una delle
valchirie proviene dal norreno “Thrudhr” che significa “donna” o “forza”: ecco
la donna emergere nella cultura europea primitiva come incubo, come forte
demone, naturalmente nella sua accezione «monstrum»,
ovvero eccezionale.
A ciò si colleghi la degenerazione patriarcale e giudaico
cristiana della figura della donna in quanto creatura tanto temuta per via
della sua immensa forza e indipendenza, sfociata nel periodo buio della Caccia alle Streghe...
Nella mitologia norrena, ad esempio, sono le donne ad avere
ruoli inattaccabili: le Norne sono le uniche a sfuggire al Ragnarǫk, infatti,
scelgono finanche il destino delle divinità; le Valchirie sono
letteralmente “coloro che scelgono i morti”, alla stregua delle donne eretiche
(le streghe) dal greco haìresis che significa scegliere (1).
Non ci sono più dubbi sul fatto che ognuna di queste forme
faccia parte di una unica antica dea della luce e del sacro equilibrio con il
buio, ove la figura della Dama Bianca (che ben conosciamo nei panni di Fata
Madrina nei racconti di fiaba e nelle leggende) è emblematica della presenza di
questa antica dea madre, rimasta nei tratti ancor oggi sondabili in leggende, tradizioi e folklore europei.
Il significato dell'Intreccio
Al di là delle speculazioni comparative e delle poche evidente filologiche, fra i numerosi aspetti che intrecciano le Valchirie, Perchta
e Aradia/Diana, è il loro carattere fondamentale: sono tutte giustiziere delle donne e militanti di una ribellione femminile.
Le donne che appartengono a queste Dee sono coloro che
intessono autonomamente il proprio destino, danzando intrecciate fra loro per
supportarsi l'una con l'altra, proprio come Diana e le Matronae sopraddette,
che sui cippi votivi che sono stati rinvenuti nella Gallia Cisalpina, danzano
con le mani intrecciate.
Le donne che si sentono figlie della Dama Bianca e del suo
intreccio di dee non sono minimamente soggiogabili, men che meno dagli uomini.
Nessuno può dire loro cosa fare e sono la pura incarnazione
dell'antica verginità di Diana e Frigg, che prima delle letterature indoeuropee
possedeva l'attributo della vergine indomata e non della brava moglie
sottomessa: Odino, peraltro, era sempre sempre tradito...
La loro verginità originaria non deriva da una astinenza dal
piacere sessuale bensì da una innata chiamata a viverlo senza dogmi e secondo
le proprie regole interiori, in quanto creature della gioia e della spontaneità.
Tutto è cambiato eppure nulla lo è: la Perchta, spodestata
con l’opera missionaria Alpina, venne sostituita da Maria e con ciò perse
purtroppo parte del suo potere, ma rimane tutt’oggi protettrice delle donne e
dei bambini, dei più deboli, degli emarginati.
In un certo senso, secondo una personale visitazione delle
fonti, la si potrebbe accostare ad Aradia in quanto intimamente legata a Diana,
rinvenuta nel Canon Episcopi come Erodiade/Diana e personaggio di rilievo
delle leggende toscane che sono risaputamente “sedute su radici etrusche”, che potrebbe essere Diana
stessa od addirittura figlia di Diana e “Lucifero” secondo il Vangelo Delle
Streghe di Leland (dove l’autore specifica che Erodiade non sarebbe la
stessa identificata nel Nuovo Testamento, bensì una parente della più antica
Lilith).
Se si considera, a ogni modo, Lucifero come una
degenerazione cattolica di Lucia, che incarna la fanciulla luciferina
preindoeuropea, incarnando altresì uno degli archetipi predominanti della Dama
Bianca (Perchta), allora tutto appare chiaro. Ciò che Leland ha romanzato
potrebbe non essere così lontano dalla verità raccontata dalle fonti di ricerca
più attendibili.
Aradia è la figlia della regina delle streghe, è la regina
delle donne, una strega vendicatrice degli innocenti, inviata sulla terra per
radunare i “reietti” abusati dalla chiesa durante la caccia alle streghe, per
proteggerli e capitanarne la ribellione.
Del resto, anche la Perchta alla quale la abbiamo accostata è in definitiva l’amica e protettrice di tutte le donne che hanno deciso di
vivere libere e solitarie.
La Perchta vive al fianco delle donne che hanno scelto di
non appartenere a nessuno, a loro dona la forza e la protezione delle Truden;
i suoi “folletti scompigliatori” che abbiamo visto derivare dal tedesco trud,
che significa incubo o paura.
Queste donne in cui vive la ribellione della strega
originaria, non sono forse il peggior incubo della società sia passata che
presente?
Sia Frigg (la Dea che possiede le chiavi tra i mondi) e le
filatrici Nornir e le guerriere Valchirie che sono parte del suo “corredo”, che
Perchta/Dama Bianca che Aradia, aprono e chiudono i cancelli che separano i
mondi. Sono le responsabili di morte e rinascita, madri del regno ctonio e
acquatico quanto di quello luminoso e silvestre.
Alla Dama Bianca e al suo intreccio di Dee ci si rivolge per
comunicare con le antenate e con i morti.
Ciò fa pensare anche agli attributi di Ecate, la Dea greca
dei crocicchi, colei che vaga con i suoi cani e che tiene in mano il mazzo di
chiavi che aprono i cancelli dell'oltretomba: quella di Ecate è esattamente la
stessa immagine di Perchta, che infatti è anche la lupa, la vera
dietrologia della fiaba di Cappuccetto Rosso, (in tedesco Rotkäppchen).
Sia Frigg che Perchta che Ecate sono infatti guardiane della
soglia, intercedono fra il mondo visibile e quello invisibile.
Perchta protegge inoltre gli animali randagi, in particolare
i cani e potrebbe dare segnali della sua presenza prendendo le sembianze di un
lupo o di un pipistrello, animali legati alla morte e all'oscurità, così come
lo è il ragno, animale di Frigg.
Non si disturbi una donna coi suoi cani ai piedi di un
albero o alle soglie del bosco, magari seduta sulla panchina di un parco, perché
dietro ognuna potrebbe nascondersi proprio lei, la lupa, la strega, e il suo
intreccio di incubi e antenate a proteggerla, se necessario.
“Una strega non è nulla,
senza il potere delle sue antenate”.
Bonnie Bennet, The Vampire Diaries
Una volta all’anno, solitamente nel periodo delle Dodici
Notti che intercorrono tra il Natale e l'Epifania, Perchta, con la sua marcia
selvaggia, si fa viva nel mondo umano spazzando via tetti e finestre, la si può
riconoscere nelle folate di vento improvvise, negli incidenti, nelle situazioni
che bruscamente vengono ribaltate o interrotte quando non seguivano i suoi
piani.
Forse Perchta potrebbe ancora punire le ragazze pigre,
bugiarde e dal cuore cattivo, facendo loro annodare i capelli nel sonno dalle
Truden e dalle altre creature magiche al seguito.
E, forse, incontrarla potrebbe rappresentare il resoconto di
tutto l'anno passato, il punto di svolta, il regolamento dei conti al quale
tutte e tutti prima o poi devono sottoporsi per evolvere e agire sulle
abitudini tossiche che hanno bisogno di essere modificate, prima che Perchta
giunga spazzandole via con violenza, spesso portando quella che chiamiamo “malattia”
ma che, in effetti, potrebbe essere il seme della soluzione a mali peggiori, che
senza il suo numinoso intervento rimarrebbero inconsci e permanenti.
*****
Note
(1) Le Streghe nell'Europa Occidentale, Margaret A.
Murray; edito da Edizioni della Terra di Mezzo, pp. 7-8
Sitografia di approfondimento
La Dama Bianca, l'antico Culto della Luce e le vere origini del Natale e dell'Epifania
Streghe, Dee, Befane, Donne e Valchirie: alle origini della Stregoneria e la Vecchia Religione nell'Europa Antica e Occidentale
Le Dodici Notti d'Inverno
Commenti
Posta un commento