Lo Scrignetto, favola russa

In casa di un ricco signore stavano riuniti, un giorno, molti amici. Un abile artefice portò al signore un piccolo scrigno, che egli aveva da qualche tempo ordinato. Il proprietario e le persone che lo attorniavano ammirarono la finezza e la leggiadria dell'oggetto.
Un meccanico, non propenso a giudicar le cose dal lato estetico, immaginando che la splendida scatola avesse, come quelle del genere, una chiusura nascosta, si affrettò a cercare il segreto.
Che fai? — gli domandarono gli astanti, vedendo che si occupava con tanto affanno sul piccolo scrigno. — Non capite? —.
— Voglio aprire questo aggeggio. Qui, senza dubbio, c'è un problema meccanico da risolvere e io, che sono abile e accorto, lo risolverò —.
L'uomo continuò, per un pezzo, le ricerche: premette, a una a una, le perle che guarnivano la scatola, tentò anche di farle girare, le tirò, le spinse e finì per farne cadere due.
— Che fai? — chiese, allarmato, il padrone. — Tu sciupi un'opera d'arte —.  
— Non sciupo nulla. Studio, cerco... —.
Il meccanico, malgrado la fatica, non riuscì nel suo intento. Sudato, stanco, si rassegnò alla sconfitta: — Solo il diavolo potrebbe aprire questo scrigno — disse, restituendo la scatola al proprietario.
Costui prese il piccolo cofano fra le mani e, con la massima semplicità, ne levò il coperchio. — Vedi? — disse al meccanico, che non credeva ai suoi occhi.
— Non esistono misteri... —.
Molte persone, ammonisce la favola, complicano l'esistenza con inquietudini assurde, con fatiche inutili.

*****

A volte ciò che si cerca è proprio sotto i propri occhi. Spesso si complicano le cose od addirittura si attribuisce loro negatività (soltanto il Diavolo potrebbe aprirlo); solo perché sono talmente pure e semplici che non si riescono a cogliere. In esse non ci si riconosce, talmente si è diventati innaturali e deturpati nel proprio nucleo più autentico.
La natura essenziale delle cose è invisibile agli occhi di coloro che hanno perso naturalezza.
Certe volte è veramente tutto lì, ma si finisce per rovinarne la bellezza (alcune delle perle si staccarono e caddero in terra).
La favola ci insegna che si finisce per danneggiare ciò che non si comprende e che non c'è spazio per inutili dogmi od inquietudini poiché, vada come vada, lo scrigno che siamo destinati ad aprire verrà alle nostre mani, e nessuno potrà mai aprire al posto nostro il nostro personale contenitore di luce. L’Antro di Claudia nasce dal medesimo desiderio di trovare la natura più antica, pura e semplice della realtà occulta, scoperchiando con mani delicate l'antico contenitore della verità animista, rimasto a lungo chiuso, mistificato, deteriorato e deturpato a causa dell'ignoranza e della sete di prevaricazione di molte e molti. Ma la favola illustra anche che, molto spesso, le cose sono belle e pure esattamente così come sono: in effetti non mette in luce in alcun modo la presenza reale o presunta di un contenuto all'interno dello scrignetto. Spesso ciò che è bello lo è esattamente per come è, e non v'è alcun significato nascosto su cui indagare o indugiare. Ogni cosa è ciò che è. E a ognuno spetta scoprirlo da sé.
 
Bibliografia
 
La favola qui riportata è raccolta in Enciclopedia della Fiaba a cura di Fernando Palazzi, Fiabe e Leggende dell'Europa Orientale, Casa Editrice Giuseppe Principato Milano-Messina, 1953, Fiabe e Leggende Russe, p.33, nr. 85.

Crediti fotografia: Pinterest di artista ignoto/a

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