tutti i destini,
sebbene lei stessa non lo dica”.
P. Scardigli, Il Canzoniere Eddico, p. 71(1).
Appena ho scoperto che oltre la nebbia che avvolge la figura
della misteriosa dea Frigg si nascondeva uno dei volti della Dama
Bianca, nonché una Grande Madre preindoeuropea di area germanica, dall'aspetto
triplice e portatrice di luce, veggente e possedente l'arte della filatura, mi
sono incuriosita. Partendo dal presupposto che nel mito di stampo
patriarcale Frigg viene presentata quasi come un errore, ovvero a causa della
sua presunta scioccaggine sarebbe indirettamente scturita la morte del mitico
dio norreno della luce Baldr(2).
Ma Frigg pare essere di gran lunga antecedente alle
mitologie più conosciute, infatti, potrebbe essere lei stessa una forma molto
antica di Dama Bianca, alle quali corrispondono anche le figure folcloriche di Frau
Holle e Madre Hulda(3) – così conosciuta per lo più in territorio
nordico e germanico – e la Berchta o Berta(3), nota con questo nome nell’area
linguistica bavarese. Nel complesso, queste dee filatrici, sono assimilabili
anche alle Matres/Matronae delle Gallie(3), nondimeno coloro a cui si fa
riferimento anche nel culto della Matrona che in area anglosassone veniva anticamente
celebrato nelle Dodici Notti che nel Dizionario di Mitologia Norrena di
Rudolf Simek compare in quanto festività germanica legata al sacrificio. Qui
la ricorrenza viene accostata anche ad altre tradizioni della Scandinavia
medievale quale il Dísablót; da Disir, che al singolare, Dís,
in antico norreno significa dea, sorella o donna di nobile rango; e blot,
che significa sangue; con tutta probabilità legato al sangue delle madri, al
lignaggio, invero alle antenate.
D’altra parte la grande antenata delle notti d’inverno è
riconducibile alla Befana italica, anche detta Fata Piumetta(3), e
condivide molto del suo corredo con Frigg…
Ma la antica dea alla quale più recentemente le radici delle
madri dell’inverno sono state attribuite è la dea germanica della terra Nerthus
o Hertha(3).
Anche Tacito nella sua Germania ricorda come
alcune tribù della Germania settentrionale, tra cui Longobardi e Angli,
venerassero una madre-terra chiamata “Nerthus” il cui collegamento con
Frigg/Freya rimane un dato di fatto per molti studiosi delle fonti.
Regina degli Aesir è infatti Freyja, ora chiamata
Frigga, che significa “la Frigia”.
La Frigia è la regione montagnosa interna della Turchia
nordoccidentale, dove era venerata Cibele.
La Frigia è dunque sia l'epiteto attribuito a Cibele quando
viene importata a Nord – a ricordarne la provenienza – ed è il nome che si
sovrappone facilmente a “Freyja”.
La parola Frigia ha a sua volta origine, probabilmente, nel
termine sanscrito prija, che significa amore. (Similmente, una delle
etimologie riconosciute dai fratelli Manciocco per Berchta, che abbiamo visto
connessa a Frigg/Freya è il sanscrito bhraj, corrispondente del latino “fulgeo”).
Tacito riferisce che la tribù degli Aestii – dei
della lontana As-gard; da As o Assua, in latino Asia, che ab origine era
l'Anatolia; nonché matria di Freya come degli altri dei germani, l'attuale Turchia od antica Troia(6); portati
lassù con le ondate di popoli indoeuropei circolati dalle parti del Mar Nero
che hanno sfiorato questa “terra di mezzo”(6) – riveriva la dea Cibele come
Madre di tutte le divinità: è innegabile a ogni modo il legame tra il
pantheon dell'Edda e la penisola anatolica(6), ed è forse da questa “uscita”
che deriva il fatto che Frigg e Freya fossero tutto sommato state assimilate in
una stessa Dea.
Alcuni studiosi identificarono nei Vani i popoli
autoctoni e pacifici preesistenti nell'area norrena e germanica nel Neolitico,
e negli Asi un popolo indoeuropeo bellicoso; tuttavia, secondo Dumézil e
altri il pantheon germanico sarebbe da considerarsi un corpo unico che avrebbe
radici indoeuropee.
Al di là di congetture e probabilità, su tale scissione dei
due pantheon, sembra esserci ancora oscurità.
A ogni modo, accogliamo l'ipotesi, forse non lontana
dalla verità; che ab origine Frigg e Freya possano aver incarnato una triplice
Dea dei Vani, insieme a Skadi; ricordando la trinità lunare che
secondo la egittologa Margaret Murray sarebbe stata il perno delle origini e
dell'avvicendarsi dell'intera vecchia religione oggi ripresa (e confusa)
col neopaganesimo e con la Wicca.
Forse solo in seguito alla presunta “scissione” Frigg e
Freya si sarebbero sviluppate come due entità separate, per poi tendere
comunque ad unirsi per le loro similitudini.
Per i maggiori autori di mitologia norrena la dea Frigg
conosceva ogni cosa, così come il destino di tutti gli uomini, anche se
probabilmente era tanto umile da non saperlo(1).
Nonostante nella Saga dei Nibelunghi diventi moglie di
Odino, e i suoi racconti di magia e di selve si inaspriscano nel carcere della
vita confinata a moglie traditrice e madre dell'eroe Balder, conserva la sua
natura di dea-uccello preistorica, infatti è vestita di piume d'airone e possiede
la «brisingamen», la collana d'oro a cui Odino anela, e che passerà tutto il
tempo a cercare, tentando di superarla – invano – con l’ausilio della magia
(6, p.193).
Si dice che Frigg fece giurare al fuoco, all'acqua, al
ferro, e a tutti i metalli, alle pietre e alla terra alle malattie ed ai veleni
ed a tutti i quadrupedi, uccelli e animali che strisciano di non fare del male
a Baldr in alcun caso; tuttavia lasciò impunita dal giuramento una sola piccola
piantina, poiché le fece tenerezza tanto era giovane, il vischio(3) che,
come si è visto nella ricerca sulle vere origini del Natale e dell'Epifania,
era una pianta sacra, panacea divina “sanatutto”(3), tipica del periodo
dei fuochi di Yule, nonché legata alle Dodici Notti(5) e alla Dama
Bianca.
Fu a causa di questo “errore” della Dea, che Baldr venne
ucciso dal fratello Loki, che scoprì la sua debolezza e la sfruttò a suo vantaggio
(2).
Ovunque le mitologie indoeuropee di stampo patriarcale hanno
ridicolizzato e sminuito le straordinarie caratteristiche che divinità come
Frigg/Freya possedevano nei miti delle origini, deturpandole o mascolinizzandole,
se necessario.
Esempio di ciò è la Nerthus sopraddetta (Nerthus è la
versione latinizzata del suo nome), spesso identificata con la divinità
maschile dei Vani Njörðr.
Da notare anche la somiglianza della figura di Baldr con una
antica divinità della luce che, con tutta probabilità, è legata agli attributi
del dio protoceltico Beleno o Belanu che, a sua volta, sembrerebbe nascondere
il volto della dea del fuoco Belisma o Belisama(6).
Probabilmente gli antichi abitanti dell'Europa, coloro che venerarono
la luce prima delle religioni che subentrarono con la scoperta dei metalli e la
creazione di armi, non avevano tutto questo desiderio di definire il genere del
divino che, con tutta probabilità, era considerato una presenza super partes ed
onnicomprensiva, non dicotomica.
Nel sacro femminino ancestrale il maschile non era escluso
bensì integrato.
La stessa dea Diana (4), erroneamente considerata dea dei
romani poiché la assimilarono al loro pantheon, fu una dea molto simile a
Belisama la cui parola in effetti potrebbe derivare da dianna o diona(4),
antiche parole celtiche che significano “luce”, esattamente come la radice “bel”,
dal relativo significato.
Nel mito di Baldr, fra l'altro, ci sono le componenti
figurative tipiche del ciclo del culto della luce dell'antica Europa, poi
assorbite dalle religioni patriarcali venute dopo. Curioso vedere, ad ogni
modo, il costante riproporsi delle tracce di questo rito ciclico femminile
preindoeuropeo in ogni religione indoeuropea.
D’altra parte non c’è da sorprendersi: dalle zone artiche
fino all'Italia, il culto della luce e dei fuochi invernali legati alle madri è
forse testimonianza di una sola grande madre preindoeuropea, che solo
conseguentemente ha assunto volti e nomi differenti.
Anche Frigg/Freya – come Perchta e Frau Holle – ha
l'attributo della strega, tra cui l'epiteto norreno Heidh (di nobile stirpe, splendente).
Nell'Edda è “Freya Vanadis”, regina madre dei Vanir e in seguito degli Aesir.
Presso tribù germaniche diverse venne chiamata Mardoll –
che significa splendore del mare – Horn, Gefjon e Syr – forse in relazione all’uscita
asiatica del suo doppio Freya, del resto assimilabile in quanto dea dell’amore
al femminile “sirenico” dell’antica Asia che ha generato anche Afrodite, nondimeno
un altro volto della dea Syria, sirena per antonomasia.
Frigg/Freya va per la foresta trainando un carro con gatti
neri come la notte oscura, caccia con il falco – che è anche un antico travestimento
di Freya che la connette alle madri uccello della Antica Europa – e raccoglie
il miele, danza con fate ed elfi e alle donne che si rivolgono a lei: le
volve.
Detiene e Insegna il Seydur, il canto magico e
profetico che dà ai norvegesi la conoscenza del destino(6, p. 193).
Ella possiede infatti una “vista altra” – in questo è simile
a Lucia(3), la portatrice di Luce che è un aspetto della Dama Bianca di
cui si trovarono iscrizioni al sud Italia già tra la fine del IV sec. e l'inizio
del V secolo, ma di discusse e molto probabili dietrologie nordiche,
identicamente a Lucina: sia Frigg/Freya che Lucina sono infatti protettrici
delle partorienti, e quindi levatrici, le Dee che portano alla luce, le Madri
delle madri. Inoltre, uno degli appellativi di Freya è “Horn” che significa
lino.
Questo apre di certo la grande parentesi dell'attributo
della filatrice.
Ancora, le filatrici sono le donne della Dama Bianca, le
donne delle Dodici Notti d'inverno – in norreno Vetrnaetr – le madri
della filatura.
Frigg possiede infatti nove ancelle(6) (simili alle
sacerdotesse di Brigit e Cerridwen) di cui la principale si
chiama Fulla(1), e richiama la parola norrena “fullr”, che significa pieno(1),
infatti tiene la cornucopia.
La seconda è Gna, la veloce messaggera sul destriero Hofvarpnir,
la terza è Eira, l'esperta di erbe; Hlin, invocata nei pericoli; Syn,
che protegge e fa giustizia sulle accuse illecite; Sjofia, che fa
nascere l'amore
tra gli umani e Lofn, che cura le ferite. Poi c’è Var,
garante di voti e promesse, vendicatrice di traditori e Gefjon, che si
prende cura delle donne che vogliono stare sole(6, pp.194-195).
Frigg/Freya è quindi una dea della pienezza, dei doni
dell'abbondanza, e porta infatti una coroncina d'oro intorno al capo, altra
assimilazione con Lucia, incoronata di candele e quindi di luce, come la
serpicina domestica che le è attribuita (poiché Lucia altri non è che un
volto della Dama Bianca) che visita le case nelle Dodici Notti indossando
una coroncina splendente(3).
In riferimento alla dea norrena, l'oro veniva definito “nastro
di Fulla”: è incredibile notare che in ogni fiaba o leggenda sulla Dama Bianca,
in veste di Frau Holle, è indicativa la sua capacità di trasformare la
paglia in oro, nonché di filare l'oro.
Non a caso Frigg e le sue ancelle sono per eccellenza le
filatrici norrene, collegate alle Disir e alle Valchirie(3) e ancora
alle Nornir che detengono il destino degli uomini ai piedi di Yggdrasill,
l’albero cosmico della mitologia norrena.
Una antica fonte vuole che le Dísir venissero venerate
proprio nelle lunghe notti d’inverno.
Nel medioevo a Freya/Frigg venivano dedicati dei canti detti
mansongr o minnegesang(4), in tedesco, ma presto vennero aboliti
e come accadde ai molti volti della Dama Bianca vennero sostituiti da canti
dedicati alla Vergine Maria.
Ogni Madonna, ogni Madre cristiana giunta a noi, a cui sono
titolati santuari, fonti o leggende, nasconde il volto di una damina pagana
e della sua storia antica, che si perde nella notte dei tempi.
Freya/Frigg era anche una signora della magia e della
stregoneria, le Valchirie erano probabilmente le sue sacerdotesse (4), e
possedeva le chiavi del regno di sotto.
Anche Perchta (che abbiamo visto essere assimilabile a
Frigg/Freya) è madre del mondo altrove, a cui possiede accesso. La runa Perth,
che etimologicamente è legata a Perchta ha la forma di una porta, un portale di
cui sia Perchta che Frigg sono custodi.
Non solo, Frigg è la Dea alla quale ogni donna che avesse
subito ingiusto tormento da parte di un uomo avrebbe potuto rivolgersi per
farsi giustizia: come la Perchta che, infatti, è la strega che fa giustizia di
ubriaconi e violenti e si cura delle donne sole e indipendenti.
Frigg è quindi una abile filatrice del destino, una fata
madrina alla quale sono riconducibili tutte le fiabe nordiche e germaniche dove
vi sia un fuso magico, la Dama Bianca che accresce l'oro e dona abbondanza a
deboli e indifesi, ma anche la caotica Perchta che spazza via con la sua famigerata
marcia di animali selvaggi e creature incantate tutto ciò che non rispetta
l'equilibrio naturale delle cose, portando giustizia.
Un altro epiteto che riconduce Frigg a Frau Holle o Perchta,
è gefn, che significa colei che elargisce doni (4). Frigg è con
tutta probabilità una delle madri delle Dodici Notti, la Dama Bianca, Madre
Hulda, la Perchta, Santa Lucia o la Befana che porta i doni – l'oro, la
luce, la vista – ma anche la temibile strega che presiede al regno degli
spiriti e dei morti, e quindi una maga potente capace di riprendersi ciò che
dona, se necessario.
I suoi simboli sono il fuso e la rocca(4), infatti
Freya/Frigg è anche una dea dei lavori domestici(4), ed è proprio questo
attributo che fa di lei, forse, la antenata della Befana per eccellenza, al cui
servizio nella mitica dimora, nelle leggende di Frau Holle, giungono le
fanciulle a sbattere il piumone causando il fenomeno atmosferico della neve e
ricevendo doni di oro e abbondanza in cambio di gentilezza e lealtà, e nera
pece – o, carbone, nel caso della versione italica della Befana o Santa
Lucia – in cambio di presunzione e pochezza d'animo e volontà.
In questo si richiama alla ucraina Mokosh, madre dei
lavori domestici e in molti attributi simile alle stesse matres/matronae
sopraddette, che abbiamo visto essere un magico filo conduttore tra tutte le
Dee citate.
Frigg rappresenta anche tutte le donne indipendenti, non
soggiogabili dall'uomo del patriarcato, ella è infatti sempre un passo avanti e
conosce e vede tutto.
Il suo giorno è il venerdì: antico nordico “friadagr”,
danese, svedese e norvegese fredag, anglosassone frigedaeg,
antico alto tedesco friatag e neotedesco freitag(1).
Frigg è in definitiva anche la dea dell'amore, la sua dimora
celeste – e anche la Befana che detiene il fuoco celesteì vive in un altrove
mitico, da cui scende nei caminetti in inverno – si chiama Fensalir,
che significa “sala delle profondità marine” – e ciò rammenta ancora le
origini sireniche/asiatiche di Frigg/freya – ed è definita dea suprema,
madre di tutti gli dèi.
Il suo nome significa sia sposa che amata (1),
ma veniva detta anche Vanadis o Freya Vanadis, che significa “amica”
o “antenata” (4). Potrebbe essere considerata la Madre delle antenate, la
Grande Madre dell'antica Europa. La Dama Bianca. Colei che c'era prima di ogni
culto, colei che sempre sarà, colei che ha molti nomi ma al contempo
nessuno.
I suoi animali sono il falco, come detto; di cui Freya possiede
un segreto travestimento, ma anche la scrofa, il gatto, la rondine e il
cuculo. Titolati con particolare devozione alla specifica Frigg, prima che
venisse unita a Freya, sono però soprattutto l'ariete, l'airone e il ragno (4).
Questi ultimi possono essere considerati animali ctoni, legati alla veggenza e
al “mondo di sotto” di cui Frigg possiede le chiavi.
Un attributo che fa pensare a Frigg come alla figura
norrena, nonché preindoeuropea che si cela dietro alla Perchta/Befana, è una
piccola curiosità che dovrebbe fare sorridere: la sua fidata ancella, Fulla,
reca la cassa di Frigg e custodisce le sue calzature. Nella filastrocca che
tutti conosciamo sulla Befana, in effetti – alla quale, in un’altra ricerca,
ho accostato anche Cenerentola per via del topos della scarpetta – le sue “scarpe
tutte rotte”, sono un tema ricorrente che qualsiasi bambina o bambino ricorda
con un sorriso.
Pur se di notevole importanza nel pantheon nordico e ricca
di arcani significati, a ogni modo, di Frigg le testimonianze e gli scritti
sono davvero pochi.
Si spera, con questo testo, di averle restituito un po’ della
sua identità, svelando alcuni segreti forse prima misconosciuti.
Bibliografia e Sitografia
(1) Le Divinità Femminili del Pantheon Nordico, Claudia
Emanuele, Edizioni La Zisa - Palermo, 2015
(2) Il Ramo d'Oro, Studio sulla Magia e la Religione, James
G. Frazer, casa Editrice Bollati Boringhieri, 2012; Il mito di Baldr pp. 61-62
(3) La Dama Bianca, L'Antico Culto della Luce e Le Vere
Origini del Natale e dell'Epifania, Opera di Ricerca a cura di Claudia Simone per L'Antro di Claudia
(4) The Inner Mysteries, Stregoneria Progressiva e
Connessione con il Divino, Janet Farrar & Gavin Bone, Casa Editrice
Brigantia, Prefazione a cura di Phyllis Curott, 2013, pp. 229-230
(5) Le Antiche Madri delle Dodici Notti e Le
Dodici Notti a cura di Claudia Simone per L'Antro di Claudia
(6) Oscure Madri Splendenti, le radici del sacro e delle
religioni, Luciana Percovich, le Civette di Venexia, 2007, p.189
(7) https://www.liutprand.it/articoliPavia.asp?id=554
Nota
Per approfondire il legame di Frigg/Freya con il femminile “sirenico” di dietrologia asiatica, si consiglia la ricerca intitolata Le Sirene, Miti e Rivelazioni dalle Origini a cura di Claudia Simone.
Crediti illustrazione: Pinterest di artista ignoto/a
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