Preistoria in Piemonte: siti palafittocoli nell'Arco Alpino e Tracce di Culto Femminile

ESPLORAZIONI DI RICERCA

Introduzione al contesto Piemontese della Media Età del Bronzo e Tracce di Insediamenti Neolitici, 4.500 a.C. circa
Fotografie e informazioni raccolte presso il Museo di Antichità di Torino(TO), Piemonte

Vivere sull'acqua

Nell'inverno 1853-1854 il clima secco che colpì gran parte dell'Europa portò all'abbassamento del livello dei laghi alpini, scoprendo i fondali e portando alla luce distese di pali verticali che vennero subito interpretate come resti di antichi villaggi precedenti l'età storica. 
Gli abitati preistorici sulle rive degli antichi laghi dell'arco alpino, oggi sommersi o inglobati nelle torbiere, sono monumenti di straordinaria importanza scientifica e consentono una visione completa della storia dei primi contadini e delle loro abitudini di vita tra il V e il I millennio a.C.
Queste comunità sono alla base della nascita della società moderna nel cuore del continente, organizzata in abitati stabili, e di molti fenomeni sociali e della storia umana che caratterizzeranno i secoli successivi. 
Il 27 giugno 2011 una una selezione di 11 siti tra Svizzera, Italia, Germania, Francia, Austria e Slovenia, è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale deI’UNESCO come Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino. I
n ltalia, i siti sono 19 e il Piemonte è presente con il Lago di Viverone, tra lvrea e Biella, e con la torbiera del Lagone di Mercurago, presso Arona(NO), oggetto di ricerche pionieristiche tra il 1860 e il 1862.

Gli abitati

I siti di Mercurago e di Viverone consentono di ricavare importanti dati sulla vita delle prime comunità perilacustri. 
Le capanne degli insediamenti sono costruite su palificazioni verticali in file parallele, infisse anche per più di 2 m nel terreno, che disegnano ľossatura su cui poggiavano le strutture abitative. 
Occorre infatti ricordare che le palafitte preistoriche non erano costruite sull'acqua ma sulle sponde dei laghi: i piani erano rialzati per ripararsi dall'umidità del suolo e dalle piene improvvise. 
In particolare, gli oltre 5.000 pali del sito Emissario (VI.1), disegnano un grande villaggio di forma circolare, di circa 70 m di diametro, con capanne, staccionate e sentieri in legno di cui si conservano ancora le parti inferiori dei pali: cingevano l'abitato due palizzate, attraversate da un lungo sentiero che proveniva dalla terraferma; all'interno del villaggio si trovavano abitazioni e recinti per gli animali. 
Le migliaia di reperti permettono di ricostruire la vita di una comunità della Media età del Bronzo, ma una presenza delľ uomo ancora più antica è testimoniata da alcuni frammenti ceramici del Neolitico, risalenti al 4500 a.C. circa. 
Il sito è di nuovo frequentato da una piccola comunità nell'età del Bronzo Finale, tra il 150 e il 100 a.C. 
Quale fosse la vegetazione del tempo, suo sfruttamento dalle analisi condotte sui pali, raccontano anche parte dell'uomo e le tecniche costruttive utilizzate: era infatti la quercia, più resistente e abbondante nelle foreste di quattromila anni fa, a essere usata per le costruzioni dell'area interna e del sentiero centrale, mentre i tronchi per le palizzate esterne sono di ontano. 
Tronchi di quercia del diametro di almeno 25 cm e con un'età superiore ai 110 anni, erano utilizzati interi, dopo essere stati sramati e scortecciati. 
Anche il piccolo villaggio individuato da circa 200 pali nel sito di S. Antonio (VI.2) aveva una struttura semplice e razionale. 
Quattro capanne a perimetro rettangolare (due per lato) erano ai lati della via di accesso, una lunga passerella interrotta da una palizzata. 
Le pareti delle capanne erano di tronchi interi, di assi oppure di graticci di legno intonacati di argilla.

Tecnologia dell'agricoltura e del bronzo

Le asce rappresentano uno strumento essenziale e polifunzionale: a tagliente largo ed espanso, come quelle tipo Trana e Viverone, per il taglio di piante e la lavorazione del legno; invece usate prevalentemente nel combattimento, associate al pugnale o alla ancia, le asce tipo Nehren, analoghe a quelle trovate in tombe di guerrieri della coeva Cultura dei Tumuli nella Germania sudoccidentale. 
La forma di fusione, conservata per una lunghezza inferiore alla metà, ha tre delle quattro facce lavorate per la produzione di oggetti diversi, tra cui due asce. 
Su un lato si riconosce il tallone di un'ascia ad alette, tipo che aveva lo scopo di assicurare meglio lo strumento al manico di legno al quale l'ascia veniva poi legata per mezzo di lacci di pelle o di tendine. 
Sul secondo si riconosce invece il tagliente leggermente arcuato di un'altra ascia e un anello a sezione romboidale uniti da un canaletto, sul terzo la cuspide di una lancia. 
Solitamente la colatura delle asce avveniva dal tallone attraverso un canale, qui assente: è possibile, pertanto, che la forma non sia stata completata almeno per questa ascia.

Commerci a lungo raggio e beni di lusso

Oggetti in metallo e materiali preziosi (che rappresentavano un simbolo dello status sociale dell'individuo, di commerci anche a lungo raggio e le conseguenti capacità economiche dei loro proprietari) spesso arricchivano la parure femminile. 
I pendagli a disco con linguetta ripiegata per l'aggancio sono tipici dell'Europa centrale. 
A nord delle Alpi, sono stati trovati per lo più sul petto o al collo di donne inumate formando pettorali cuciti all'abito o collane. 
Anche i ganci a spirale erano parte di ornamenti femminili, indossati all'altezza della vita, come indicano le sepolture femminili inumate della Germania sud-occidentale. 
Gli spilloni completavano la parure delle donne, ma erano utilizzati per fissare anche le vesti maschili. 
Il gambo perforato poteva forse evitarne la perdita, grazie al passaggio di un filo per ancorarli al tessuto. 

Il Pendente Antropomorfo Femminile a Pettine - XI sec. a.C., Viverone (Biella)

ll pendente a pettine, che rappresenta un personaggio femminile stilizzato, trova invece confronti negli abitati perilacustri nordalpini, come per esempio nel Deposito di Mathay (Doubs), dove il motivo si trova associato a protomi di cigni che evocano la barca solare, simbolo di status sociale e forse religioso. 
A un circuito commerciale più ristretto vanno invece ricondotti i 14 bottoni in fayence da Mercurago. Avvicinati al blu egizio, per lungo tempo sono stati considerati testimonianza di contatti con l'Egeo, l'Egitto o il Vicino Oriente; l'uso recente di nuove tecniche ha permesso di riconoscere un diverso tipo di vetro (LMHK Low Magnesium High Potassium o vetro ad alcali misti) caratteristico della tarda età del Bronzo europea, che consente di ipotizzare una produzione a carattere regionale anche nell'ltalia del Nord.

Album Fotografico
di Claudia Simone






Questa fotografia non appartiene a questo sito, ma è prelevata da bookingpiemonte.it,
in attesa di allegarne una propria.

Pendente antropomorfo femminile a pettine. Viverone (Biella), Bronzo, XI secolo 




Nota

Le informazioni storiche e archeologiche riportate sono raccolte integralmente dagli studi consultabili presso il Museo di Antichità di Torino, precisamente nell'area sotterranea del palazzo reale.

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