Sul sito Storia di Orta(1) si legge, fra l'altro senza
alcuna citazione delle fonti: “Il più antico documento in Italia in cui si
indica con precisione l’esistenza di un provvedimento giuridico contro le
streghe è riferito a Orta. Si tratta del Consilium che il giureconsulto Bartolo
da Sassoferrato 1313-1357 inviò al vescovo di Novara Giovanni de Plotis e
all’inquisitore di quella città, perplesso sulla pena da infliggere ad una
donna di Orta arrestata e processata perchè
accusata di stregoneria. Il rogo
della presunta strega avvenne nel 1340. Di certo non fu la prima strega ad
essere perseguitata ma sicuramente la prima della quale si hanno alcune notizie
documentate anche se non se ne conosce il nome e si riferisce a lei
semplicemente come alla Strega di Orta”.
L'evidenza di questa
informazione, trovata tanti anni fa, alla ricerca di tracce di donne e streghe
che avevano segnato con le loro impronte la storia del mio luogo di residenza
e appartenenza profonda; trova riscontro in una fonte capitata tra le mani
proprio oggi, alla ricerca di altro (come spesso accade in queste circostanze).
L'informazione si ritrova in un testo di Laura Rangoni(2), dove figura così: “Il più antico documento giuridico redatto nei confronti di una strega è il Consilium che Bartolo da Sassoferrato inviò, intorno al 1340, al vescovo di Novara Giovanni de Plotis, inquisitore della città. Perplessi sulla pena da infliggere a una donna di Orta; la quale, sarebbe stata sollevata da pena di morte certa e perdonata dal signore solo se avesse ammesso la sua colpa e si fosse pentita”.
Viene qui riportata, inoltre, una testimonianza scritta, che dice: “Ho sentito dire da alcuni sacri teologi, che queste donne, che vengono chiamate anche lamie o streghe, possono nuocere mortalmente col tatto o con lo sguardo, ammaliando adulti, bambini e animali, poiché hanno infette le anime che consacrano al demonio”.
Nel testo citato, che pare essere tratto dal libro al punto(4) (pare, poiché le indicazioni numeriche della bibliografia alle fonti della Rangoni sono approssimative) non si viene a capo della sorte della donna, come in alcuna altra fonte a nostra portata di mano.
Del resto, in Massimo Centini, Streghe in Piemonte(3), si evince che i documenti schedati in Piemonte risalgano a un periodo intercorso tra il 1292 e il 1740 e che su tale Consilium vi siano dei seri dubbi, ovvero la possibilità che sia un falso.
All'interno del documento Bartolo da Sassoferrato chiederebbe consiglio al Vescovo di Novara sulla pena da infliggere alla donna (la fonte dove compare la incriminazione, in Centini, è indicata così: J.L.J. van de Kamp,1935).
Sarà a ogni modo San Bernardino 1380-1444; in P. Bargellini, 1936, p.607; ad offrire testimonianze importanti (e precise) sulla diffusione della stregoneria nel Piemonte, portando prove del fatto che, questa, non era solo una credenza popolare, ma un fenomeno che coinvolse tutte le fasce della popolazione, uomini di chiesa e laici che sostennero la grande caccia alle donne di Satana(3), che lasciò tracce e ferite profonde nella storia della nostra regione e del nostro paese.
Così le donne degli inciarmi (3, p. 10) (termine ripreso anche da Carlo Emanuele II con l'Editto del 2 Luglio 1673; che designava gli incantesimi e le stregherie, trovato nei documenti piemontesi) che altro non erano che quegli individui nei quali si conservò, forse, la consapevolezza dell'incanto antico e delle sue leggi occulte, vennero ripetutamente percosse, per un periodo lungo 448 anni.
A ogni modo, la verità, la conosce solo lei, la Strega di Orta, poiché è nella strega stessa che la lucifera rivelazione si cela e accade.
Che la strega di Orta fosse o meno esistita, come si chiamasse, che aspetto avesse e cosa avesse mai potuto fare di malvagio, questa donna, per ricevere un ruolo di così profondo sgomento nelle testimonianze del tempo; non ci è dato saperlo.
Ma qualcosa la sappiamo ed è che il respiro di Orta e della sua Isola anche soprannominata la Loch Ness italiana per via della leggenda del drago e della vertebra che starebbe conservata nel Monastero di Clausura lì sito e abitato solo da donne; di certo reca magia.
Una magia arcana, sublime, maledetta...
Bibliografia e Sitografia
(2) Vivere Wicca, Laura Rangoni, Xenia Edizioni, Milano, 2004, p.22
(3) Streghe in Piemonte, Pagine di Storia e di Mistero, Massimo Centini, Priuli e Verlucca Editori, Edizione 2018, pp. 17-18
(4) S. Abbiati - A. Agnoletto - M.R. Lazzati, La Stregoneria. Diavoli, Streghe, Inquisitori dal Trecento al Settecento, Milano, 1982, cfr. (2, p.22)
Crediti fotografia tratta da megliounpostobello.com
Commenti
Posta un commento