ESPLORAZIONI DI RICERCA
Parco Sempione, Milano(MI), Lombardia
Negli interni più misteriosi e nascosti del Parco Sempione di Milano, a cui si giunge accedendo, a piedi, direttamente dalla Piazza dell'Arco della Pace, ci sono quattro sinuose figure femminili bicaudate, ovvero le sirenette di Milano.
Le “sorelle Ghisini”, così le chiamano, per via
del fatto che le quattro statue delle sirene poste sui quattro estremi del
ponte, detto, appunto, delle Sirenette, sono state realizzate
completamente in ghisa.
Il ponte, costruito su progetto dell’architetto
Francesco Tettamanti, è stato inaugurato nel 1842, quando a Milano regnavano
ancora gli Asburgo, ma originariamente si trovava sul naviglio che scorreva in
contrada San Damiano, nel punto che oggi collega via Borgogna e via Pietro
Mascagni attraversando via Uberto Visconti di Modrone.
Queste e altre notizie,
facilmente reperibili in rete, e con mia profonda gratitudine, non sono però
ciò che più mi ha colpita della storia, sia del ponte – che è stato il primo
ponte metallico ad essere stato costruito in Italia – che del parco.
Secondo
quanto testimoniato da un distinto signore milanese conosciuto sul posto, le sirenette
sarebbero una vera e propria testimonianza della presenza di un Antico Spirito
Femminile che un tempo vegliava sulle coppie dei giovani innamorati, ai quali,
per mezzo dell'intercessione delle sirene, veniva concessa la benedizione di un
amore sincero, nobile e duraturo, e a cui veniva elargito il dono della
prosperità e/o della fecondità se ne avessero toccato le generose curve –
usanza che, tutt'oggi, viene onorata dalle coppie di innamorati nel giorno di
San Valentino.
Toccarne i seni avrebbe portato fortuna, il ché non mi sorprende
affatto, dato che le sirene potrebbero essere una vera e propria eredità delle
benevole Dee pregreche dalle sembianze di uccello o di serpente, che nella antica
Europa si credeva avessero il potere di creare, nutrire e guarire, in quanto
Dee dagli attributi galattofori, il cui zampillo nutriente persiste tutt'oggi
attraverso la iconografia delle preziose Madonne del Latte cristiane.
Le
Madonne di Napoli, per esempio – città che secondo lo storico erudito
napoletano Antonio Silla è stata fondata da una Sirena, nonché Partenope – sono,
secondo lo scrittore britannico N. Douglas; tutte regine del mare,
reincarnazioni di forme antiche di Sirene: il loro culto, oggi ancora, sarebbe
più pagano che cristiano.
Le quattro statue “Ghisini”, non solo hanno resistito
a centocinquant'anni di cambiamenti della città – sia morfologici, che di altra
natura – ma tutt'oggi si possono notare dei lucchetti posti in prossimità delle
code delle sirene, lì posizionati da parte di tutti coloro che vi affidano il
proprio amore, forse perché – a differenza di quanto parte della mitologia
classica ha voluto farci credere – le Mer-maids; ovvero le vergini del mare,
non sono state bandite dalla Dea Afrodite; la quale, in quanto Dea dell'amore, volto più recente della più antica Syria, Dea delle sirene per
antonomasia che ancora ha radici nella Grande Signora degli Animali
Mesopotamica; avrebbe rifiutato la Sirena per via della sua natura “admete”,
nonché di vergine non domata, e pertanto non dotata di attributi amorosi
confacenti i bisogni dell'uomo; bensì sono creature a Lei sacre, dirette messaggere: attraverso di loro Ella perpetua i suoi doni di amore, e di
sprizzante bellezza, anche a Milano che, pur non essendo sul mare, ne
custodisce un flebile vagito, uno stridente, antico canto alato e marino al
contempo; partecipe di entrambe le primigenie morfologie della sirena.
Si pensi
che anche la dea eddica Freya, giunta nel pantheon eddico con le ondate indoeuropee
dall'Assua; ovvero l'Asia, la famigerata “Asgard”; come antica dea uccello
dell'amore travestita da falco, originaria della Frigia, presso alcune tribù
germaniche ebbe epiteto di Mar-doll (splendore del mare) e Syr.
Cito ciò in virtù dell'etimologia stessa della parola – sirena – che deriverebbe secondo una delle interpretazioni più avallate, dal termine “seirenes” che, nella versione greca del libro di Isaia, traduce il termine “tannim”, plurale di “tan”, con cui viene indicato un misterioso animale capace di emettere suoni acuti ed inquietanti, che la maggior parte dei lessici associa ai serpenti, alle civette, o agli sciacalli.
Quello delle Sirene – così come la voce delle stesse streghe, che ho loro accostato in diversi contesti, nel corso dei miei saggi – è un grido che giunge dall'abisso animico della Madre inascoltata, irrompendo nella sordità in cui gli esseri umani errano, trafiggendone la vacua menzogna con lama tagliente.
Non appena sono arrivata, in effetti, superata la mia inarginabile insofferenza alla folla, la prima impressione che ho avuto è stata quella di una piccola Verona, “di cui le sirenette son giuliette”.
Pensate che, a detta dell' anziano ed erudito interlocutore, «all'epoca della Grande Guerra volevano fondere le quattro statue per adoperarne il materiale a scopi bellici», ma per fortuna – e, forse, non solo di fortuna si è trattato – le preziose statue dalla coda biforcuta, che ricorda quella di drago o di serpente, sono state risparmiate dall'essere rese partecipi della atrocità della guerra.
Ed ecco che, intatte, se ne stanno sul ponte, avvolte da un velo di nebbia verdolina, una sorta di nube magica chiaramente percettibile che, attraversando il ponte, mi è sembrato di penetrare e portarne qualche leggera sfumatura via con me, nel cuore, dove ne custodirò il valore gelosamente, come del resto bisogna fare con tutto ciò che è sacro o importante. Ovunque puntassi lo sguardo, in prossimità del ponte delle Sirenette; quest'ultimo veniva onorato da bagliori incandescenti.
La natura, tutta, sembrava riflettere un arcano, “sirenico meriggio”.
Il Ponte e la Nebbia
Un'altra leggenda milanese, narra che il Ponte delle Sirenette venne spostato dal naviglio che poi venne interrato, poiché v'era una antica convinzione “legata alla nebbia”, che avrebbe reso pericoloso l'attraversamento del ponte, ispirando tendenze suicide nell'animo dei passanti. Scoprire questa leggenda locale, per me è stata una vera e propria conferma, dato che narra di un sentire che è da sempre parte di me, e di cui ho trovato riscontro nelle numerose ricerche fatte negli ultimi mesi sulle sirene ma anche, più in generale, sulle fanciulle delle acque, che sembrano essere intimamente vicine a chi, «incapace di conformarsi ai codici della realtà attuale», finisce per vivere nell'altrove, abbracciando una natura altra e, in un certo senso, “morendo un po’”.
Le sirene, che sono per eccellenza le creature della nostalgia e della melanconia, sono creature liminari, i cui reami segreti di foschia, canto e incanto possono rapire al punto di lasciarsi trascinare via anche per sempre...
Esse sono anche l'emblema del femminino sacro più antico e inascoltato, poiché, private della loro voce, e deturpate ad opera delle cultura greca patriarcale dei loro originari attributi indomabili, sono state costrette a fuggire, privando l'uomo del loro canto per sempre, e lasciando alle loro spalle soltanto una candida e bianca schiuma, gettando l'umanità nella sordità più drammatica di cui, peraltro, i nostri tempi sono parossismo.
Del resto, questo è il destino di una genia che ha preferito ricorrere all'espediente della cera o ad altri sonori inganni pur di non ascoltare la spietata voce della verità di cui, le Antiche Dee delle acque, erano e sono indiscusse “sonore custodi”; casse di risonanza del sussurro arcano che abita dentro.
Album fotografico
di Claudia Simone
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