L'Isola dei Serpenti, Leggenda di Orta San Giulio


Tanto tempo fa, Giulio, il santo muratore che costruì cento chiese, arrivò nel paese di Orta. Aveva deciso di costruire l’ultima chiesa proprio sull’isola che sorge in mezzo al lago. Ma nessun barcaiolo voleva traghettarlo. — È un’isola infestata da serpenti e draghi! — gli dicevano i pescatori di Orta spaventati. — Non ci abita nessuno, cosa ci vai a fare? Costruiscila qui la tua chiesa —.
San Giulio guardava l’Isola. Una forza misteriosa lo attirava in quel posto, dimora di antichi spiriti. Si mise a pregare: — Signore, con la tua potenza rendi il mio mantello impermeabile, in modo che io possa giungere all’isola! —. 
Pieno di fede e di ardore stese il mantello sulla riva e vi salì in piedi. Aiutandosi con un bastone, scivolò sulle acque. Il mantello galleggiava e lo sostenne nella traversata. Ma quando giunse all’isola si guardò intorno e si accorse che i pescatori avevano ragione. 
Draghi e serpenti sbucavano da ogni parte, si avvolgevano ai rami degli alberi e strisciavano tra l’erba alta, avvicinandosi a lui. 
Giulio non si scoraggiò. — Uscite dalle vostre tane e ascoltatemi! —. 
Migliaia di serpenti gli si affollarono intorno, contorcendosi e sollevandosi. Lingue di fuoco biforcute si alzavano qua e là. Il brulichio e il sibilare si sentiva sempre più forte, fino a Orta. — È già molto tempo che avvelenate quest’isola con il vostro fiato. È ora che ve ne andiate e lasciate il posto agli uomini e alla vera fede. Andate là! Via! — e indicava con il bastone il Monte Camosino, dall’altra parte del lago. 
Lo attraversarono e in massa abbandonarono l’isola rifugiandosi nelle tane del monte indicato. Rimasero solo le spoglie di qualche bestia morta, ossa e pelli senza vita. Dalla riva i barcaioli non credevano ai loro occhi: prima il mantello trasformato in zattera, poi la fuga dei serpenti! Senza più paura salirono sulle barche e raggiunsero l’isola, per aiutare Giulio a costruire la centesima chiesa, l’ultima. 
Il santo morì e venne sepolto proprio lì. 
Nella sacrestia di quella chiesa si conserva appesa al soffitto la vertebra di un drago, uno dei tanti che una volta infestavano l’isola e che fuggirono spaventati al comando di un uomo giunto da lontano, con un mantello per barca e un bastone per remo, quel giorno lontano di tanti anni fa.


*****

Nota

(...)

Nessun luogo al mondo, per me, è paragonabile a Orta, con la sua Isola di San Giulio abitata solo dalle donne – le monache benedettine di clausura – che custodiscono la famigerata “vertebra del drago” che avrebbe abitato le sue acque; a reminiscenza, forse; delle isole sacerdotali femminili, talune stellari e sireniche/orgiastiche; altre legate ai defunti o al motivo del «locus amoenus» di cui mi sono occupata a lungo nelle ricerche degli ultimi anni; ricostruendo le fonti che mi hanno portata a credere che la sacra Isola, «ges kleithron» – serratura della terra, così detta da Plinio – situata oltre l'Orsa Maggiore o Stella Polare, nel famigerato “mitico Nord stellare” ambito e cercato da molti eroi e semidei, e similmente occultato nelle leggende germaniche, celtiche, islandesi, finniche e mediterranee; fosse in realtà la medesima Isola, «forse interiore» e intimamente connessa a un sentire silenzioso, alla quale tutte e tutti, prima o poi, devono fare ritorno per ritrovare se stesse/i. 
A ogni modo, l'Isola di San Giulio  prende il nome dal santo cristiano che, secondo la leggenda locale; avrebbe ucciso il drago e i serpenti che la infestavano, reminiscenza del femminile sacro ctonio, nonché del motivo del serpente associato alla Dea, alla donna e alla Sirena primigenia in molti miti, leggende e superstizioni in ogni luogo del mondo, in particolare riflesso della Grande Signora degli Animali mesopotamica, progenitrice delle Sirene; che fanno del “buon Giulio” colui che ha scacciato quella anima ancestrale e pagana che un tempo lì viveva; solo per affiggervi la bandiera cristiana. 
L'Isola di Orta, comunque si voglia, resta la “Loch Ness italiana” e per quanto logorato possa essere il suo spirito originario; le acque raccontano ancora la sua storia, soprattutto se le si attraversa a nuoto, mettendosi in ascolto «della voce»”.
Tratto dal Diario di Viaggio di Claudia Simone

Bibliografia

La leggenda della Isola di San Giulio, nella quale riecheggia il motivo delle genti originarie dell’Europa Antica, scacciate o assimilate dalle ondate di popoli indoeuropei, bellicosi e conquistatori; nonché il tema della Grande Madre “sirenica” nel suo aspetto ctonio, è tratta da “I Giorni della Merla, Leggende tra Varesotto, Lago Maggiore e d’Orta, Storie di Animali per Piccoli e Grandi, Chiara Zangarini, Pietro Macchione Editore, pp. 48 – 49, 2014

Crediti fotografia: atlasobscura.com

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