Nelle fiabe si sono conservati i motivi del bastone, della scopa o della bacchetta magica, così come del mantello o del cappello indossati per rendere invisibili poiché gli esseri invisibili sono figure di antenati della stirpe.
Gli esseri magici come la Befana, antenata della strega, non volevano in alcun modo essere visti e in effetti quest'ultima stabiliva l'ordine del sonno nella notte nella quale avrebbe vagato tra i vivi, per questo si sono protratte nel tempo immagini dello spirito incappucciato o velato.
La Befana era infatti la “donatrice invisibile”.
Nella Grecia antica avvolgere la testa significava rivestire il defunto o il neofita od iniziato ai misteri ad nuovo fato (Cfr: Claudia e Luigi Manciocco, l'Incanto e l'arcano, p.28). L'immagine della strega con il cappello a punta si è definita a ogni modo in Europa, tra il Settecento e l'Ottocento.
Il cappello a cono era un simbolo della condanna delle streghe.
Le donne condannate per stregoneria dovevano indossarlo dopo essere state processate e ritenute colpevoli, anche al fine di essere vergognate pubblicamente.
Sitografia
Testo di Claudia Simone tratto da Streghe, Dee, Befane, Donne e Valchirie: alle origini della Stregoneria e la Vecchia Religione nell'Europa Antica e Occidentale vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.
Arte di Francisco Goya (1800)
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