“Una volta c'era una donna che lavorava il latte per fare il burro con la zangola. Era un giorno che lavorava e non veniva mai il burro. Allora ha preso un catenaccio, l'ha fatto venire incandescente e l'ha messo dentro e ha bruciato il braccio della strega. C'era dentro la strega”.
(Tratto da Leggende delle Alpi, Il Mondo Fantastico in Val d'Ossola, Paolo Crosa Lenz, Grossi-Domodossola, pp. 173-174).
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Numerose sono le leggende riguardo al maligno, ovvero a quella che era ritenuta responsabilità delle streghe, di impedire al latte di cagliare, ma i veri legami che intercorrono fra la donna di mistero e conoscenza e le proprietà alessifarmacologiche del latte, sono da riscontrarsi in radici ben più antiche, ovvero nelle dee madri, nutrici sia boomorfe che d'altre sembianze animali, quali ad esempio dee uccello e serpenti della Antica Europa, cui le fonti d'acqua, il cui zampillo rappresenta il latte della terra, venivano titolate. Solo delle religioni e una cultura abominevoli, basate su tabù patriarcali e bellicosi, avrebbero potuto trasformare l'antica tela misterica che tesse la donna al latte (il fluido materno e magico per eccellenza), in qualcosa di diabolico e sconsideratamente irrazionale.
Una Strega di Pratolungo, una volta, mi spiegò che il burro avrebbe potuto guarire tutti i mali della pelle e forse non solamente quelli: se solo si sapesse...
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Sitografia
Quaderno di Rotta di Una Strega: Sul Sentiero delle Streghe di Croveo Parti I,II,II,IV
Le Streghe di Croveo: fatti e prospettive sulla Triora Antigorina e cenni sulle Valli dell'Ossola, Formazza e sul Novarese
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