Una parola che amo molto è ricorrente nella mitologia
baltofinnica ed è “Loitsut”, che può incarnare sia il significato di “incantesimo”
(ossia la concentrazione di energie volitive atte ad alterare lo stato delle
cose) oppure può riferirsi a “guarigione” (ovvero che si verifica dopo atti sia
sul piano fisico che sottile e con invocazioni svolte al suo scopo).
Interessante notare che, per gli antichi Finni, incanto e guarigione fossero rappresentati dalla medesima parola: forse, nell'ottica sciamanica delle culture artiche e baltofinniche (di profonda dietrologia asiatica/vedica) nell'incantare v'era concepito lo scopo del guarire, del fare del bene.
Il tutto, nel contesto baltofinnico, veniva svolto quasi sempre nell'atto del canto sciamanico.
Il termine “sciamano”, che sembra riferirsi a una figura risalente alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori; affonderebbe le radici nella lingua di un popolo siberiano, quella dei cosiddetti Tungusi.
Delinea colei o colui in grado di mediare fra le dimensioni: corporea/incorporea; nonché fra il mondo materiale e quello esistente nella volta celeste, dove lo sciamano è colui o colei che, camminando attraverso l'asse che connette tali mondi, è in grado di intercedere fra essi, intessendo un contatto.
Il fine ultimo di qualunque viaggio pratica magica volta alla guarigione, è in effetti l'armonia.
Queste due parole anticamente avevano infatti una valenza molto simile: armonia deriva dal greco “armozein”, che significa “connettere”, collegare, ed era originariamente utilizzata per indicare l'armonia musicale, nonché la musica delicata che proviene quando più voci o più strumenti sono connessi, collegati, armonizzati fra loro; mentre la parola “incanto” è composta dal prefisso in, che significa dentro, e cantum, che in latino significa canto (1).
Un incanto (sciamanico) è quindi un canto che proviene dall'interno, da quella voce armonica ed armonizzata al tessuto connettivo sia della natura che del regno sottile, che attraverso una donna od un uomo che abbia imparato ad ascoltarla, potrebbe ancora esprimersi di questi tempi, portando bellezza e guarigione attraverso una magia fatta di gesta, canti e parole ispirate.
Interessante notare che, per gli antichi Finni, incanto e guarigione fossero rappresentati dalla medesima parola: forse, nell'ottica sciamanica delle culture artiche e baltofinniche (di profonda dietrologia asiatica/vedica) nell'incantare v'era concepito lo scopo del guarire, del fare del bene.
Il tutto, nel contesto baltofinnico, veniva svolto quasi sempre nell'atto del canto sciamanico.
Il termine “sciamano”, che sembra riferirsi a una figura risalente alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori; affonderebbe le radici nella lingua di un popolo siberiano, quella dei cosiddetti Tungusi.
Delinea colei o colui in grado di mediare fra le dimensioni: corporea/incorporea; nonché fra il mondo materiale e quello esistente nella volta celeste, dove lo sciamano è colui o colei che, camminando attraverso l'asse che connette tali mondi, è in grado di intercedere fra essi, intessendo un contatto.
Il fine ultimo di qualunque viaggio pratica magica volta alla guarigione, è in effetti l'armonia.
Queste due parole anticamente avevano infatti una valenza molto simile: armonia deriva dal greco “armozein”, che significa “connettere”, collegare, ed era originariamente utilizzata per indicare l'armonia musicale, nonché la musica delicata che proviene quando più voci o più strumenti sono connessi, collegati, armonizzati fra loro; mentre la parola “incanto” è composta dal prefisso in, che significa dentro, e cantum, che in latino significa canto (1).
Un incanto (sciamanico) è quindi un canto che proviene dall'interno, da quella voce armonica ed armonizzata al tessuto connettivo sia della natura che del regno sottile, che attraverso una donna od un uomo che abbia imparato ad ascoltarla, potrebbe ancora esprimersi di questi tempi, portando bellezza e guarigione attraverso una magia fatta di gesta, canti e parole ispirate.
Il breve testo è ispirato alla ricerca intitolata Kalevala: il passato pagano e il sacro femminino alle origini della mitologia baltofinnica e la progenitrice nei miti artici, ugrofinnici e scandofinni
*La fotografia (da Pinterest) è a puro scopo illustrativo, non è in alcun modo legata filologicamente al testo ma riflette una ispirazione della autrice rispetto alla Via Sciamanica
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