Secondo Raven Grimassi la prima parola per indicare una strega potrebbe avere radici nel greco antico «pharmakis», che significa «erborista che prepara pozioni», oppure nell'italiano «strigare» che significa «estrarre», di chiara semantica alchemica rispetto alla estrazione dell'«aurum non vulgi» dalla grotta interiore del sé (ovverosia l'oro non comune cui si riferivano gli alchimisti, figure molto simili alle streghe).
In effetti, è proprio da questa visitazione singolare del termine che si è originata la cosiddetta «stregheria italiana».
La più potente delle streghe è, a ogni modo, colei che, ottenuto quell’assoluto equilibrio interiore di cui si ha parlato in altri testi di questa sezione, quella imprendibilità da parte degli stati d’animo negativi che si protraggono e nidificano e quella capacità di vedere, sentire e agire nel campo sottile dove ogni forma di malattia mentale o fisica si forma, è in grado di praticare una forma di “medicina” rara e non sempre praticabile da coloro che si servono (solo) dei mezzi scientifici, la quale si attua quando si diventa allenate a mantenere quello stato di armonia tra la mente, l'anima e il corpo, promuovendolo e incoraggiandolo anche nelle altre e negli altri.
Ecco perché, con strega, s’intende per sua stessa natura anche la figura di una «guaritrice». (Pensiero ispirato solo per brevi cenni ai concetti proposti da Barbara Fiore nel Manoscritto dialettale di una Guaritrice di campagna, ovvero di come le donne possano guarire dalle malattie e dalle tristezze con l’Amore naturale, Edizioni della Terra di Mezzo, pp. 51-73.)
Quando oggi si parla di medicina (dalla locuzione latina ar-te(m) medicina(m) (1))si intende l’insieme delle conoscenze scientifiche e delle tecniche che hanno come scopo la prevenzione e la cura degli stati morbosi nell’essere umano, ai quali, naturalmente, viene sempre data una causa logica e in qualche modo misurabile a seconda dei criteri della scienza e di certo non si crede possibile che tali stati – come invece qui supponiamo – prima di manifestarsi nel corpo, possano provenire da un malessere dell’anima e dalle emozioni dominanti dell’individuo, che altro non sono che l’elemento sottile (non visibile e non ritenuto vero da coloro che non praticano la guarigione intuitiva) della malattia: la traccia intangibile che precede il germe, il parassita, la malattia stessa.
Queste energie invisibili, secondo gli studi qui illustrati, sono abitate da entità che si annidano proprio dove non c’è un equilibrio emotivo e quindi dove si permette a certe “forze” di annichilire lo stato di naturale benessere, lasciandosi pervadere dalla artificialità e, ad esempio, da sentimenti e emozioni caotiche, confusionarie e buie, che viste da colei o colui che trascende la sensibilità oggettiva dei cinque sensi, possono essere accolte, conosciute e quindi debellate.
Questo è, tendenzialmente, ciò che faceva la «medicina arcaica» e, con tale termine, non ci si riferisce né alla medicina popolare medievale né a quella praticata per esempio dai greci, che anzi furono i primi a privare la medicina delle origini dai suoi parametri intuitivi.
Colei che praticava questo tipo di guarigione intuitiva, servendosi di potere, gestualità, ed elementi naturali che un medico o uno scienziato considererebbero illogici, che con tutta probabilità venivano tramandati da una maestra all’altra ed erano reminiscenza delle pratiche svolte dalle donne dell'Europa Antica, che ben conosceva i segreti di guarigione della Grande Madre, è ciò che oggi, in fin dei conti, chiamiamo volgarmente «stregoneria».
La stregoneria intesa come quell’insieme di pratiche cerimoniali volte a ottenere lo scopo prefisso dal praticante o dalla praticante – che si tratti attrarre, bandire, purificare o occultare – è perciò una sorta di invenzione relativamente recente, poiché nei tempi in cui lo sciamanesimo e simili pratiche si originarono la preoccupazione principale era la sopravvivenza, l'arte della cura necessaria.
L'atto della strega, come incanto e mezzo volto alla promozione della guarigione e della autoguarigione è nel paiolo da prima che se ne possa avere memoria e ci riporta indietro a quelle donne che «conoscevano intuitivamente» perché erano state loro insegnate dalle loro madri e dalle loro nonne, proprietà degli elementi di piante e fiori, elementi della natura circostante (e quindi prodotti locali e facilmente reperibili) che venivano destinati a rimedi che oggi rientrano solo in parte, probabilmente come una ombra di ciò che era conosciuto in passato, nel sapere erboristico, olistico e naturopatico (e persino medico!).
Alcuni di questi rimedi, erroneamente considerati innocui poiché “naturali”, sono droghe molto potenti riconosciute anche dalla scienza, i loro effetti sul corpo e sulla psiche non vanno sottovalutati o ritenuti blandi: in quanto caratterizzati da principi attivi, sono in tutto e per tutto dei farmaci che richiedono specifiche competenze e acquisizione di abilità per essere prescritti, questo al di là del ricorrere a quel particolare intuito sopraddetto che, semai, deve integrarsi con intelligenza alla conoscenza piuttosto che pretendere di sostituirla (altrimenti è ciarlataneria e incoscienza e null'altro).
Un’altra storia è, naturalmente, quella dei «rimedi vibrazionali», ad esempio i Fiori di Bach o australiani, visti dalla scienza come semplice acqua fresca, come del resto le cure omeopatiche, considerate assolutamente inutili da chi non abbraccia il principio della similitudine dell’omeopatia e, quindi, praticabili da chiunque senza che effetti indesiderati comprovati possano insorgere.
A ogni modo, è possibile che queste e intendo tutte le pratiche – intuitive o ereditate – volte a stimolare onestamente la guarigione, anzitutto di sé stesse, siano effettivamente le forme che abbiamo a disposizione, oggi, per avvicinarci a ciò che le nostre antenate intendevano come la figura più simile a quella che solo più tardi è stata chiamata Strega.
Riconoscere nella natura – intuendolo, sognandolo, percependone e studiandone qualità e adoperi sia nella medicina che nella leggenda – gli elementi che potrebbero assecondare la guarigione che nasce dalla consapevolezza del «potere» che abbiamo su noi stesse e sulla nostra salute, ci rende molto più streghe di quanto non lo faccia, a nostro avviso, pronunciare formule magiche imparate a memoria o praticare lunghi riti cerimoniali senza prima aver varcato i regni di mistero che sono proprio sotto i nostri occhi: quelli naturali, intuitivi e spontanei.
Beninteso che, nella mia personale esperienza, ho fatto e di tanto in tanto faccio ancora entrambe le cose, ovverosia pratico sul piano naturale e materiale e su quello inconscio e astrale, ritenendo essenziale la cooperazione sinergica tra due o più dimensioni, dato che principio dell'armonia è, anzitutto, la ricerca della comunione delle parti scisse che lottano per la loro forma.
Io ritengo che si debba fare ciò che serve a mantenere «pulito» il canale, prestando attenzione a ciò a cui ci sentiamo chiamate (o invitate a lasciare indietro) per liberarlo dalle scorie portate da traumi, relazioni spazzatura e situazioni di vita velenose a cui, spesso, senza il nostro volere veniamo sottoposte per molti motivi, anche solo lavorativi.
“Ogni pratica che nasce dalla volontà di curare me stessa o le situazioni della mia vita, su qualsiasi piano e a qualunque livello, va bene nella misura in cui la percepisco come efficace per me e mi libera dalla volontà, conscia o inconscia, di provocare danno a me stessa o ad alcuna o alcuno per risolvere qualsiasi cosa”.
Claudia
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Note
Il testo non intende in alcun modo sfiduciare la medicina tradizionale e le pratiche del nostro tempo riconosciute dalla scienza, si prefissa altresì di aprire gli occhi a una visione che completi e arricchisca, così da poter accedere a una conoscenza altra affinché parti di sistemi diversi possano integrarsi e agire sinergicamente.
Bibliografia
(1) Dizionario Etimologico Rusconi Libri, Ediziona Aggiornata
Sitografia
Testo di Claudia Simone tratto da Streghe, Dee, Befane, Donne e Valchirie: alle origini della Stregoneria e la Vecchia Religione nell'Europa Antica e Occidentale vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.
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