Bortolo Maghert di Mazzin aveva finito di
segare sulla montagna e se ne andava a casa con i suoi instrumenti. Faceva un
gran caldo ed era tutto sereno.
Per strada vide seduta su d'un ceppo una vecchierella con in
capo una berretta azzurra, vestita di verde. Giuntole là vicino riconobbe che
era una strega…
— Vorreste voi Bortolo, che facesse bel tempo o no? — disse ella.
Bortolo rispose — Bon temp de ca, bon temp de la, bon che
è mi fen te tobià.
— Venite qua un poco appresso a me — disse nuovamente
la strega.
— No, no — rispose Bortolo — con gente simile non
me ne impaccio — e se ne andò.
La strega gli gridò dietro — Sulle corna dure convien
battere!
In un momento il cielo si coprì di nubi; al di qua del monte
si fece scuro, si levò il vento e incominciò a tuonare e lampeggiare e la
tempesta sopraggiunse con tal celerità, che il campanaro di Mazzin non arrivò
nemmeno a suonare le campane per fugare il temporale, quantunque fosse vicino
al campanile.
Maghert dallo spavento andò fuori di sé e non si riebbe, finché
il battaglio non fece suonare la campana grande. Allora cessò anche la
grandine, non prima però che giù a Mazzin non avesse mandato tutto a pezzi,
specialmente nei campi di Bortolo Maghert…
Tratta da Le Dolomiti nella Leggenda, Urlike Kindl, Ed. Frasnelli-Keitsch Coop. a.r.l. (1993), Leggenda della Val di Fassa, p. 139
Note
L'idea che donne con particolari poteri magici, prima ancora che venissero chiamate streghe, potessero influire sulla sorte dei raccolti e quindi influenzare il tempo atmosferico, era già diffusa nel paganesimo primitivo di tutta l'Europa centrale e orientale e secondo James G. Frazer testimoniata anche nei tempi dei romani, dove si attribuiva a particolari figure volanti sui campi la sorte dei villaggi.
Le leggende delle Alpi, così i documenti certi che testimoniano cronologie e avvenimenti della Caccia alle Streghe, evidenziano altresì (ad esempio nella Valle Antigorio) la capacità delle donne e uomini accusate e accusati di stregoneria di scatenare tempeste a partire da gesti semplici – ben lontani
dalle astruse chincaglierie di cui si servono oggi molti neopagani – ad esempio immergendo dei bastoncini nell'acqua recitando particolari formule.
Riflessioni
Chi dovesse mai incrociare una strega o una erede dell'antico potere (spesso celato dove quasi nessuno lo può trovare e nelle persone dalle quali meno ce lo si aspetterebbe) sarà meglio che le porti rispetto, a meno di non voler incorrere in conseguenze deleterie..
Spesso, poi, sono le stesse sedicenti streghe del nostro tempo, le prime a urlare alla strega quando dovessero notare in qualcuna un modo di esserlo e portarla nel mondo differente dal proprio.
Pertanto le streghe si guardino sia dalle false streghe che dagli altri, ma di una vera strega tutti e tutte temano il potere e la vendetta, se illecitamente provocata...
Bibliografia
Dolomiti nella Leggenda, Ulrike Kindl, Le Leggende di Streghe e Stregoni, Frasnelli-Keitsch Coop. a.r.l. (1993), pp. 137-138
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