Incontriamo questa antica fanciulla di nome Lucia durante la seconda luna piena dell'anno pagano antico, dopo il Capodanno delle Streghe, nonché la Festa di Ognissanti del 1° novembre.
La Luna delle Lunghe Notti brilla piena nel cielo intorno alla metà o alla fine del mese di dicembre ed è sotto l'egida della Dama Bianca, sotto l'influenza della sua manifestazione pura e luminosa, Lucia. Il potere di questa lunazione, che converge nel periodo solstiziale, porta con sé la Festa di Lucia, la graziosa dama portatrice di luce, incoronata di dodici candele – che simboleggiano il numero dei mesi dell'anno e che si festeggia il 13 dicembre.
Lucia deriva dal latino lux che significa “luce”: lei è la portatrice di Luce, la fanciulla “candelifera”.
La stessa etimologia nascosta nell’epiteto Dama Bianca è legata al germanico “Blank”, che significa splendente, luminoso. Sebbene la Santa Siracusana – il cui accostamento alle dee preesistenti di luce e fortuna è con tutta probabilità frutto di un sincretismo – sia vissuta intorno alla fine del 200 d.C.; la prima testimonianza del culto di Lucia risale alla fine del IV secolo e inizio del V secolo, grazie a una iscrizione greca trovata nella catacomba più importante di Siracusa, quella di San Giovanni, che riporta la testimonianza di un suo fedele che a lei consacrò la morte della moglie (1).
Il fatto che anche nei Paesi Nordici si sia diffuso il suo culto probabilmente deriva dall’accostamento della figura di Santa Lucia alle antiche festività legate alla luce dei popoli germanici e nordici che cadevano intorno al 21 dicembre.
Il Solstizio d’Inverno è infatti legato alla rinascita del sole e della luce e una antica cantilena recita “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”. Il Natale, con le sue figure portatrici di lumini accesi, è perciò “un residuo”, una variazione dell’antica Festa della Luce (2).
La Luna delle Lunghe Notti brilla piena nel cielo intorno alla metà o alla fine del mese di dicembre ed è sotto l'egida della Dama Bianca, sotto l'influenza della sua manifestazione pura e luminosa, Lucia. Il potere di questa lunazione, che converge nel periodo solstiziale, porta con sé la Festa di Lucia, la graziosa dama portatrice di luce, incoronata di dodici candele – che simboleggiano il numero dei mesi dell'anno e che si festeggia il 13 dicembre.
Lucia deriva dal latino lux che significa “luce”: lei è la portatrice di Luce, la fanciulla “candelifera”.
La stessa etimologia nascosta nell’epiteto Dama Bianca è legata al germanico “Blank”, che significa splendente, luminoso. Sebbene la Santa Siracusana – il cui accostamento alle dee preesistenti di luce e fortuna è con tutta probabilità frutto di un sincretismo – sia vissuta intorno alla fine del 200 d.C.; la prima testimonianza del culto di Lucia risale alla fine del IV secolo e inizio del V secolo, grazie a una iscrizione greca trovata nella catacomba più importante di Siracusa, quella di San Giovanni, che riporta la testimonianza di un suo fedele che a lei consacrò la morte della moglie (1).
Il fatto che anche nei Paesi Nordici si sia diffuso il suo culto probabilmente deriva dall’accostamento della figura di Santa Lucia alle antiche festività legate alla luce dei popoli germanici e nordici che cadevano intorno al 21 dicembre.
Il Solstizio d’Inverno è infatti legato alla rinascita del sole e della luce e una antica cantilena recita “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”. Il Natale, con le sue figure portatrici di lumini accesi, è perciò “un residuo”, una variazione dell’antica Festa della Luce (2).
Essendo il culto di Lucia precedente alla conversione al cristianesimo, è collegata ad Artemide/Diana. Artemide è infatti una vergine selvatica – come la Lucia siracusana, che consacrò la sua verginità a Cristo – e Diana è anch’ella divinità preindoeuropea legata al culto della luce, forse assimilabile alla protoceltica dea del fuoco Belisama che ha visto la sua venerazione nelle stesse aree d'Italia o alla etrusca Tana, oltre che la celebre “Regina delle Fate” e delle Streghe ereditata dal culto pre-agricolo delle donne illustrato dalla egittologa Margaret Murray, ovvero la dea venerata nella “vecchia religione” nella sua forma trina e duplice.
Anche Lucia, come molte altre sante e come le streghe dedicate a Diana; venne accusata per la sua fede, sotto Diocleziano.
La leggenda vuole che sia stata torturata e arsa – invano – sul fuoco, e si dice addirittura che le siano stati cavati gli occhi o che se li fosse cavati per non donarli a un corteggiatore, ma quest'ultima è solo un'ipotesi, poiché non furono mai trovate le prove, che invece convergono verso la Jugulatio (1).
Ciò che la vuole raffigurata con i suoi occhi appoggiati nel vassoio che tiene tra le mani, dipende forse dal suo legame con la luce, una luce che è dentro e che necessita della vista di un «occhio altro».
L'atto di vedere è in effetti sinonimo di luce e conoscenza autentica. La vista di Lucia è altresì una vista interiore, una vista che va oltre. Gli oracoli sono infatti senza occhi o bendati: essere privati della vista fisica per accedere alla vista di un mondo sottile.
Anche Lucia, come molte altre sante e come le streghe dedicate a Diana; venne accusata per la sua fede, sotto Diocleziano.
La leggenda vuole che sia stata torturata e arsa – invano – sul fuoco, e si dice addirittura che le siano stati cavati gli occhi o che se li fosse cavati per non donarli a un corteggiatore, ma quest'ultima è solo un'ipotesi, poiché non furono mai trovate le prove, che invece convergono verso la Jugulatio (1).
Ciò che la vuole raffigurata con i suoi occhi appoggiati nel vassoio che tiene tra le mani, dipende forse dal suo legame con la luce, una luce che è dentro e che necessita della vista di un «occhio altro».
L'atto di vedere è in effetti sinonimo di luce e conoscenza autentica. La vista di Lucia è altresì una vista interiore, una vista che va oltre. Gli oracoli sono infatti senza occhi o bendati: essere privati della vista fisica per accedere alla vista di un mondo sottile.
Secondo la leggenda, tutt'oggi molto sentita al Nord Italia, Lucia – in modo simile a San Nicola festeggiato il 6 dicembre – cavalcherebbe il suo asinello trainando un carretto con all'interno doni per i bambini buoni e gettando la cenere negli occhi dei disobbedienti, accecandoli. L'asino appare in Ctesia(10 p. 7), la prima fonte letteraria che abbiamo sulla presunta esistenza dell'unicorno che, qui, appare nel sembiante di questo animale da sempre considerato magico, lo stesso cavalcato da Lucia, affine a un'altra figura del Natale, la Tante Arie (Harié) della Val d'Ajoie in Francia (11 p. 23), la quale si faceva preannunciare dal sonaglio dell'asino sul quale arrivava. Si tratta di un personaggio complesso del folklore francese con origini oscure che poteva avere tratti zoomorfi particolari..
Così come si sa che la Befana (e i Krampus sono una manifestazione della dea della Natura e delle bestie selvatiche che sta alla genesi di questa figura folcloristica) porta il carbone; il quale, oltre che esprimere una energia latente, in passato era considerato un amuleto, un vero e proprio dono fatato che aiutava a cacciare malanni e disgrazie (3). Cenere e carbone: naturalmente così raccontate sono soltanto storielle edulcorate dalla cultura cristiana, e private dei loro originari connotati, che sicuramente fanno di Lucia una figura molto più complessa e antica, legata (forse) alla grande antenata neolitica – custode del fuoco celeste e della fiamma del caminetto, peraltro vivida anche nel personaggio di Cenerentola – ed al profondo atto del vedere, del fare luce.
— Cenerentola, alzati e facci luce! — dice una delle due invidiose sorellastre alla fanciulla cinerea nella versione integrale di Jacob e Wilhelm Grimm (12).
“Le Damine Bianche sono di fattezze graziose, con volti splendenti e abiti bianchi, visitano le case e, dove vengono presentati loro cibo e bevande, elargiscono benedizioni”(4).
Nel Nord Europa, come retaggio dell'antica celebrazione di Jól, la Festa di Santa Lucia è ancora sentita e praticata, soprattutto in Svezia, dove nella notte di Santa Lucia vengono dati in offerta un poco di latte e biscotti, come residuo dell'antico culto della luce, per ingraziarsi le delicate fanciulle luminose.
I dolci tipici della tradizione scandinava per questa decorrenza si chiamano “Lussekatter” (1), noti anche come “gatti di Santa Lucia”.
Nell'arco alpino si dice che la Dama Bianca (una sorta di figura ombrello, comprensiva delle dee di luce e fortuna qui brevemente citate) si nasconda tra le mura delle dimore assumendo sembianze di una piccola serpe domestica (2), che porta una coroncina scintillante sul suo capo – proprio come Lucia che è incoronata di candele – e attenda nella stalla che la serva le porti una ciotolina di latte (5).
Nella Gallia e nell'Europa moderna, si dice infatti che le streghe assumessero forma di serpente (6). ma guai a far loro del male, o a non rispettare ciò che loro è sacro, poiché lo spirito della Dama Bianca può scatenare il proprio lato d'ombra su tutti coloro che non si comportano in modo retto nei confronti delle sue creature..
Laddove Lucia dona, vi è infatti un suo aspetto d'ombra che toglie, oppure causa maledizioni che per essere spezzate richiederanno anni e anni di riparazione, o semplicemente può allontanarsi smettendo di vegliare con la sua luce su quella casa e su quella stirpe, lasciandola in balìa del proprio destino, senza fortuna e senza luce.
Se Lucia è l'incarnazione della luce stessa, si deve tener presente e sapere che è solo una delle manifestazioni della Dama Bianca; che il suo aspetto oscuro e temibile è importante tanto quanto l'altro. La scissione e la demonizzazione del lato oscuro è senz'altro una conseguenza dell'affermarsi delle religioni patriarcali, che epurarono il sistema di credenze che le ha precedute da tutto ciò che, a detta dei padri della chiesa, avrebbe avuto un legame col diavolo e con il male.
Nella foresta bavarese, per esempio, viveva la “Lutzl insanguinata” (2) – anche detta Lussi del folclore dell'Europa del Nord – naturalmente connessa al sangue mestruale femminile, considerato un legame con Lucifero, che altri non è che la degenerazione cattolica delle preesistenti entità portatrici di luce della Vecchia Religione.
Un altro degli aspetti che fa di Lucia una figura anche dagli attributi mortiferi, è il tradizionale campanellino con cui veniva raffigurata: durante il periodo in cui si diffuse il colera la gente attaccava un campanellino alle tombe dei morti, affinché se si fossero risvegliati come vampiri, avrebbero potuto suonare il campanello e farsi disseppellire dai loro cari.
Santa Lucia è anche assimilabile alla Diana preromana che secondo alcune fonti incarna una dea solare ancora più antica (7). In diverse zone d'Italia venivano titolati a Diana i focolari domestici (6), questo abito da “Vestale” della Dea Diana, ci fa pensare ancora al suo attributo della luce.
Siccome Diana proteggeva le partorienti ed è appurato un suo collegamento con Lucia, mi piacerebbe supporre che anche la dea romana Lucina (di dietrologie con tutta probabilità etrusche) – per ovvie somiglianze etimologiche, ma anche e soprattutto per essere la protettrice delle partorienti – potrebbe essere una manifestazione della Dama Bianca e quindi delle Madri d’Inverno, di luce e fortuna che vegliano sulla venuta alla luce della Stella-Sole bambina.
Non a caso la Vecchia Religione venne a configurarsi con il nome di Culto di Diana, o Erodiade/Diana. Lucina era infatti anche una Dea della luce, della luna e delle stelle (fuoco celeste) e anticamente veniva celebrata e invocata nel periodo solstiziale per garantire la venuta del sole alla luce (8).
Fra l'altro, studi recenti la fanno derivare dal latino “lucus”, che significa bosco sacro. Questo è un altro attributo che ci ricorda la somiglianza tra Lucia, Diana, le Matronae danzanti del bosco e Le Antiche Madri delle Dodici Notti.
La dea Lucina era conosciuta nell'antica Roma anche come “Candelifera”, anche se pare che le sue origini più remote risalgano all'Europa del Nord (9). Fra l'altro non deve essere un caso che Lucina venga associata proprio a Diana, dato che la pista che fa di Lucia una emanazione di Diana luminosa, potrebbe basarsi sul fatto che le parole celtiche “dianna” o “diona” significhino divina, brillante (7), che è anche lo stesso significato di Perchta, la strega alpina affine al doppio di Lucia.
Entrambe sono alle origini del culto femminile alpino preromano, e addirittura antecedente a quello celtico, dato che Diana potrebbe coincidere con una Dea etrusca precedente all'occupazione celtica della pianura padana. Non a caso, in ogni luogo d'Europa, prima della cristianizzazione, ci fu un culto legato alla nascita del Sole d'inverno, che già il patriarcato delle religioni pagane indoeuropee aveva trasformato in un dio maschio e guerriero, ma che, stando alle fonti, originariamente, era caratteristico di una matrix femminile non duale.
Il Tempo di Lucia
Secondo una vecchia strega dei Grigioni, le Dodici Notti che caratterizzano il periodo di Jul, ovvero tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, erano in origine il tempo derivante dalla differenza tra l'antico anno lunare e quello solare: ecco perché, si dice ad esempio Santa Lucia il giorno più corto che ci sia, in riferimento al 13 Dicembre, e questo è anche il motivo per cui l'arco di tempo tra il 13 Dicembre e il 6 Gennaio, sia da considerarsi una sorta di unicum, dove non è richiesto (almeno a livello pratico) essere troppo rigide/i con le date ma, piuttosto, si colgano i messaggi sottili che sono sempre a disposizione, in questi giorni magici di nebbia, gelo, oracolo e purificazione: “ecco la ragione” ‒ Frazer cita uno scrittore siriaco, cfr.6 p.431 ‒ “per la quale i Padri della Chiesa trasportarono la celebrazione pagana primitiva del 6 gennaio al 25 dicembre, perché si accorsero che i cristiani avevano una certa inclinazione ad accendere fuochi il 25 Dicembre, promuovendo la continuazione della antica celebrazione, così decisero che la vera natività dovesse essere solennizzata in quel giorno e la Festa dell'Epifania il 6 gennaio”.
Per questo motivo, l'usanza di questo costume, si è protratta nel tempo e ha riguardato e riguarda più di una singola giornata, ma un arco di tempo che, tutto insieme, può essere chiamato “Yuletide”, ovverosia, “la stagione di Natale”, un tempo sospeso e liminare, traboccante di incanto e devozione profondi.
Invocare Santa Lucia
Lucia viene invocata per chiedere la luce e la guarigione, proprio perché considerata protettrice della vista, insegna a porre i nostri occhi su ciò che è necessario vedere: dovunque posiamo lo sguardo, quella cosa accrescerà in potere e in grandezza grazie alla nostra attenzione. Questa è, già di per sé, una delle più accurate forme di stregheria e plasmazione magica della realtà.
Il tema di Lucia è la luce: illuminare, fare luce.
Anche solo accendere una candela bianca, dorata o rossa, offrendo un bicchiere di latte e dei biscotti, può aiutarci ad invitarla nella nostra casa e dentro di noi, dove brilla la fiamma più importante da custodire e preservare.
Ogni anno, da qualche anno, scrivo una letterina a Lucia e, a seconda del mio sentire, la lascio bruciare nel calderone o nel caminetto durante la fase lunare affine, oppure nella notte di Santa Lucia, nella Notte del Solstizio, o nella notte dell'Epifania. Ognuna di queste scelte è valida, purché sia efficace per chi la compie, essendo a proprio agio e sentendosi creative/i e felici!
I Colori di Santa Lucia
In Australia sulle rive del fiume Barwan alcuni aborigeni, per salutare il nuovo sole, si tingevano il corpo di bianco, la testa a strisce gialle e rosse, e inscenavano una guerriglia per scacciare i nemici invisibili(6): una fortuita coincidenza vuole che il bianco, l'oro e il rosso siano anche i colori tradizionali della veste di Santa Lucia..
Bibliografia
(1) Breve cenno raccolto su Wikipedia
(2)Le Tredici Lune, Luisa Francia, Case Editrice Le Civette di Venexia, capitoli uno, due e tre; 2011, Collana Le Civette - I Saggi, a cura di Luciana Percovich.
(3) Calendario, Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, Alfredo Cattabiani, Scienze, Oscar Saggi Mondadori, pp. 102 – 109
(4) Wörterbuch der Deutschen Volkskunde di Kroner, Cfr:2
(5) Karl Haiding, österreicher Sagenschatz, Cfr:2
(6) Il Ramo D'Oro, Studio sulla Magia e la Religione di James G. Frazer, Edizioni Bollati Boringhieri, 2016
(7) The Inner Mysteries, Janet Farrar e Gavin Bone, Stregoneria Progressiva e Connessione con il Divino, Prefazione a cura di Phyllis Currot, Brigantia Editrice, Marzo 2013.
(8) Il Grande Libro Della Magia Bianca, Eric Pier Sperandio, Editrice Armenia s.r.l., 2016
(9) Divinità Romane Dell'Infanzia, La Dea Lucina e La Dea Candelifera www.romanoimpero.com
(10) Il Ciclo dell'Unicorno, Marco Restelli, Miti d'Oriente e d'Occidente, Saggi Marsilio
(11) Claudia Manciocco e Luigi Manciocco, L'Incanto e l'Arcano, Per una Antropologia della Befana, Armando Editore
(12) Jacob e Wilhelm Grimm, Tutte le Fiabe, Prima Edizione Integrale 1812-1815, a cura di Camilla Miglio, Casa Editrice Donzelli; pp. 97-107
Note
Il testo è interamente tratto dalla ricerca intitolata La Dama Bianca, l'Antico Culto della Luce e Le Vere Origini del Natale e dell'Epifania - Claudia Simone, 2022
Crediti illustrazione: www.brainmonsters.com
Crediti fotografia: Pinterest di artista ignoto/a
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