Lumen Blodum. La Luce Turchina delle Streghe

Romea dei Sobrani di Rifreddo, una delle masche condannate presso il Monastero di Santa Maria della Stella, sito nell’omonimo paese, citò un dettaglio – ovvero emerso dagli interrogatori conservati presso gli Archivi di Rifreddo, ai danni di nove masche svoltisi negli ultimi tre mesi dell’anno 1495 – forse indicativo di una innata consapevolezza magico-lunare legata a riti pagani femminili di comunione con la natura e le dee celesti preesistenti: “Aliquando luna lucebat” ovvero “Talvolta la luna riluceva”, durante i riti stregoneschi, dove era l’ombra a far da padrona..
D'altra parte, Giovanna Motossa e sua figlia Giovannina Giordana – nello stesso contesto – affermavano di aver visto, durante le riunioni delle masche che si sarebbero tenute presso le gravere del Po, il volto di Caterina Borrelli illuminato dalla “luce fioca e blu” emessa, a detta loro, dai demoni (lumen blodum). In modo affine, In Valle Antigorio, niente meno che a Mozzio di Viceno, ovvero sul Monte Cistella delle Streghe di Croveo di Baceno famose per il Maxiprocesso del 1609-1611, una leggenda narra qualcosa di simile: “Gesumaria! Il Cistella, che veglia sempre sui fratelli minori, era illuminato da cima a fondo da una striscia di luce verdastra e in mezzo a quella luce salivano, come per Incanto, strane coppie cornute, che appena raggiunta la cima, date le lunghe chiome al vento e alla luna, intrecciavano le loro danze diaboliche sul bianco tappeto di neve; poi la luce scomparve e più nulla vidi”(1). 

Come ho scritto più volte, facendone apertamente la mia tesi personale e principale, nel corso delle ultime ricerche, se da un lato gli inquisitori strappavano alle donne coinvolte nei processi per stregoneria le confessioni che volevano trarre, per mezzo della manipolazione e della tortura, ovvero plasmavano la realtà che volevano sentirsi dire per poter procedere con la condanna al braccio secolare delle presunte streghe, è vero anche – come già esposto – che doveva pur esserci una qualche reminiscenza, una “innata tensione”, per così dire, a ciò che un tempo era stato creduto sulle Streghe, sui loro poteri e abilità e sulle entità che forse, ab origine, avevano davvero abitato l'immaginazione della gente o i veri e propri luoghi fisici dove la loro presenza, anche quando ancora non erano chiamate così – mantenuta viva con il racconto orale o con leggende da molte e molti dimenticate – era ancora percepita e ritenuta reale, spesso inconsapevolmente, sovente in modo distorto a causa della presa di potere della religione cristiana, o velato tra racconti perduti e sibillini..

Una fiaba dalla quale emerge la “luce turchina”, affine a quella protagonista delle vicende a Rifreddo, che non ha più smesso di chiamarmi e incuriosirmi fin da quando l’ho incontrata e ne scrissi subito, studiando i dettagli degli interrogatori alle Masche cuneesi, appartiene a fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, e si intitola “Das Blaue Licht”, ovvero “La Luce Azzurra”, oppure “La Luce Turchina” in una versione trovata in Enciclopedia della Fiaba.

“Non avere paura, vai tranquillo in tribunale e lascia che accada ciò che deve accadere, solo ricordati di portare con te la luce azzurra”, disse l’omino nero che appariva al soldato, quando questi accendeva la pipa con una fiamma azzurra che aveva ottenuto da una Strega…(2)

Sembra incredibile, ma era esattamente ciò che, secondo le confessioni delle Masche e delle Streghe in molte delle deposizioni rimaste fino a noi nel Nord Italia, affermavano che avrebbero fatto i demoni, ovvero promettere di intervenire per difenderle e proteggerle qualora, probabilmente, fossero state “scoperte”.

Quale che sia la verità – che è possibile approfondire leggendo le ricerche integrali e sfogliando le fonti analizzate, qui solo brevemente accennate, allo scopo della riflessione – è chiara una cosa, ovvero che una luce azzurra, turchina o blu che fosse, potrebbe aver illuminato il cammino a tutte e tutti coloro che abbiano avuto la fortuna di incontrare il regno sottile abitato da Streghe e altre entità fatate. Nel bene o nel male, c’è reminiscenza di una guida luminosa che nasce dall’invisibile e accompagna, talvolta al pericolo, talvolta alla “salvezza”. Purtroppo non è dato conoscere a fondo la sua natura ambivalente, la quale, forse, si presenta in modo differente in base a coloro che la incontrano, colgono, provano a conoscere, portando a ognuna e ognuno che “la riceve in dono” qualcosa di simile a ciò che costui o costei ha nel cuore.

***

Quando incominciai uno dei primi percorsi volti ad affinare abilità sottili che fin da bambina avevo saputo di possedere, pur non essendo ancora in grado di gestirle, insieme a una cara Maestra del Lago d'Orta e a un altro accompagnatore in quella incantata avventura, tra i boschi vicino al Centro d'Ompio, ovvero una località situata sulle alture del lago, che si raggiunge salendo su in alto da Pratolungo(NO), vedemmo quella che chiamammo “La Fata Blu” o “Madonnina Blu”. Apparve a tutte e tutti, nello stesso luogo e nello stesso istante. Poteva essere alta poco meno di un metro. La sua emanazione era debole, fioca, si poteva restare a osservarla senza rimanerne feriti. Si trattava, forse, di una entità fatua, che non appena realizzammo di aver percepito, scomparve, lasciando al suo posto, in quel tardo pomeriggio d'autunno, solo foglie secche e rami spezzati. Vissi quel momento come una delle iniziazioni più importanti e vere a qualcosa che, fino ad allora, avevo solo immaginato. Il ricordo di aver visto una Fata, o quella che io ritenevo essere tale, o pensavo si chiamasse così, non mi ha mai abbandonata. Viva, nella memoria, è quella luce turchina e il silenzio stupefatto nel quale gettò ognuna e ognuno di noi per qualche ora.


Bibliografia e Sitografia

(1) Le Danze delle Streghe in Valle Angtigorio. Un Ballo sul Cistella – Testo di Claudia (Rosaspina) Simone, agosto 2024, Cfr: A. DA PONTEMAGLIO Novelle e leggende ossolane 1927, Cfr: Leggende delle Alpi, Paolo Crosa Lenz, Grossi-Domodossola, pp. 180-183 
(2) Jacob e Wilhelm Grimm, Tutte le Fiabe, Prima Edizione Integrale 1812 – 1815, a cura di Camilla Miglio, Illustrazioni di Fabian Negrin. Titolo originale Kinder-und Hausmärchen. Ed. 2015, Donzelli Editore, Roma. La Fiaba è contenuta anche in Enciclopedia della Fiaba, a cura di Ferdinando Palazzi, Casa Editrice Giuseppe Principato (1953), Fiabe Classiche a cura di Simonetta Palazzi, p. 354

Crediti Fotografia: Pinterest di artista ignoto/a

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